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Gli avvelenatori dell'America
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1. Gli avvelenatori dell'America
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da New York Times
May 23, 2001

Gli avvelenatori dell'America
di ROBERT REDFORD

Il discorso di Bush sull'energia la settimana scorsa mi ha lasciato con un gran voglia di sapere come stanno realmente le cose. Mi è sembrato che le sue parole avessero l'intento o di terrorizzarci, o di cullarci in un falso senso di sicurezza. Non è servito concludere la presentazione del piano energetico - studiato in collaborazione con le lobby del petrolio, del carbone, del gas, delle miniere e del nucleare - con l'appello rivolto a tutti gli americani a farla finita con i battibecchi, ad assumere un tono diverso e ad ascoltare le opinioni altrui. Dal momento che il vice presidente Cheney ha rifiutato persino di incontrare i gruppi ambientalisti, questo invito suona un po' strano, se non falso. Bush la fa tanto facile. Basta costruire decine di migliaia di chilometri di nuovi oleodotti e gasdotti, centinaia di pozzi e poco più di un migliaio di impianti nucleari e in America "tornerà il mattino".

Secondo lui si può fare tutto questo con un minimo impatto ambientale. Trivellare nell'Artico, a poca distanza dalle nostre spiagge o dove si reputerà "necessario" è una cosa da nulla, dice, grazie alle nuove tecnologie capaci di rendere l'impresa ecologicamente compatibile. Non è affatto vero.
Cheney si ostina a dire a chiunque sia disposto ad ascoltarlo che il governo federale in 20 anni non ha concesso neppure una autorizzazione per la costruzione di nuovi impianti nucleari. Facile, nessuno l'aveva mai chiesta. Fino ad oggi. Il presidente si dichiara sfacciatamente a favore del nucleare senza fare neppure un accenno ai rischi legati all'eliminazione delle scorie, alle armi nucleari o agli incidenti negli impianti.
Se andiamo appena un po' oltre la retorica, scopriamo che il nucleo del piano energetico di Bush è formato da proposte tese ad indebolire le norme a difesa dell'ambiente, per cui gli americani hanno duramente combattuto negli ultimi trent'anni. Ma il piano di Bush ha molto più a cuore gli interessi delle lobby dell'energia che quelli della gente comune che respira l'aria, beve l'acqua e nella stragrande maggioranza è favorevole alla difesa delle riserve naturali. Le compagnie del carbone e del petrolio, nonostante i profitti record, oggi aspirano a colossali sgravi fiscali e a norme meno rigide di tutela ambientale come ricompensa per il sostegno dato a Bush in campagna elettorale.
Costruire pozzi di petrolio nelle oasi naturali dell'Artico è solo una piccola parte di un piano che autorizza le ricerche e l'installazione di impianti per l'estrazione di petrolio e di gas su quasi tutti i terreni pubblici, persino in luoghi straordinari protetti dall'amministrazione precedente come monumenti nazionali. E' assurdo illudersi che la nuova corsa al petrolio risparmierà questi luoghi selvaggi di bellezza incomparabile.

Non si potrebbero piuttosto rendere più rigide le norme sul risparmio di carburante? Questa iniziativa, da sola, metterebbe a disposizione una riserva di petrolio 5 volte superiore al quantitativo che si potrebbe ottenere trivellando nell'Artico e i consumatori ne trarrebbero benefici più immediati. L'amministrazione dice di voler "studiare" la questione. Che bisogno c'è di studiarla ancora? Sappiamo già che cosa ci vuole. Per quanto riguarda l'elettricità, basterebbe fissare standard più rigidi di efficienza per i condizionatori d'aria, come proposto dall'amministrazione precedente, per risparmiare 13.000 megawatt nei periodi di massimo consumo da qui al 2020, una potenza pari a quella prodotta da decine centrali.

Trent'anni fa l'America dei grandi gruppi industriali andava su e giù per il paese scaricando allegramente rifiuti tossici nei fiumi, vomitando agenti chimici nell'aria e saccheggiando aree pubbliche incontaminate, tutto questo in nome del progresso. In risposta allo spaventoso danno ambientale del dopoguerra un'ampia coalizione di americani iniziò ad agire a difesa degli interessi della salute pubblica, della sicurezza e dell'ambiente a tutti i livelli di governo. Oggi ci troviamo di fronte un'amministrazione che tenta di annullare questi sforzi.

Purtroppo ci sono Three Mile Island e Chernobyl, l'incidente della Exxon Valdez e innumerevoli studi che provano gli effetti negativi dell'inquinamento sulla salute pubblica a dimostrare che la posta in gioco non potrebbe essere più alta. Esistono solide prove scientifiche che l'effetto serra esiste e che gli scavi del piano energetico proposto dalla nuova amministrazione non faranno che peggiorarlo. Personalmente continuo a sperare in un dialogo ragionevole esteso alla comunità ambientalista, ma dall'atteggiamento dell'amministrazione sembra poco probabile. Se il presidente Bush non porrà la tutela dell'ambiente al centro della politica energetica rischia di lasciare alla nuova generazione nient'altro che ceneri.

L'autore, attore e regista, è membro del comitato direttivo del consiglio per la Difesa delle Risorse Naturali
Copyright New York Times

(Traduzione di Emilia Benghi)

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Bush vs. the American Landscape
By ROBERT REDFORD

ASHVILLE — Listening to President Bush's speech on energy last week left me yearning for a straight story. His rhetoric seemed intended either to frighten or to lull one into a false sense of security. It didn't help that as he presented an energy plan — developed with help from lobbyists for oil, coal, gas, mining and nuclear power — the president buttoned up his speech by asking all of us to stop bickering, to set a new tone and listen to each other. Since Vice President Dick Cheney refused even to meet with environmental groups, it seems a rather curious, if not disingenuous, request.

Mr. Bush made it sound so simple. Build tens of thousands of miles of new pipelines, hundreds of oil and gas wells, and more than a thousand new power plants, and it will again be "morning in America." He claims it can be done with little impact. Drilling in the Arctic, off our beaches or anywhere determined to be "necessary" is a harmless matter, he says, thanks to new technologies that render the whole enterprise environmentally friendly. This is simply untrue.

Mr. Cheney has been making a point of telling anyone who will listen that the federal government hasn't granted a new nuclear power permit in 20 years. Nobody has applied for one. Three Mile Island served as a cautionary tale that even the most aggressive corporate energy interests could not ignore. Until now. The president's support for nuclear power is boldly presented with nary a nod to inherent risks associated with nuclear waste, nuclear weapons material or power plant accidents.

A look behind the rhetoric reveals that at the heart of the Bush energy plan are proposals to weaken longstanding environmental safeguards. Americans fought hard over the last three decades for these protections. But the Bush plan holds the corporate energy lobby in higher esteem than ordinary Americans who breathe the air, drink the water and overwhelmingly support protecting our wilderness. Coal and oil companies, despite record profits, now seek enormous new taxpayer subsidies and relief from environmental safeguards as payback for their campaign support.

Drilling for oil in the Arctic National Wildlife Refuge is but a piece of a plan that makes oil and gas exploration and development fair game on nearly all of our public lands, even extraordinary places that were awarded protection as national monuments by the previous administration. The Upper Missouri Breaks in Montana, Grand Staircase-Escalante monument in Utah, and Vermillion Basin in northwestern Colorado may all become subject to exploitation. It's nonsense to think new oil and gas exploration and development won't destroy these incomparable wild places.

Why not tighten fuel economy standards instead? This alone could, over the next 50 years, free up 15 times as much oil as could be produced by drilling in the Arctic, and it would benefit consumers much faster. The administration wants merely to "study" this option. More study? Well, we know what that means. For electricity, simply supporting the higher air conditioner efficiency standards proposed by the previous administration would save 13,000 megawatts during periods of peak demand in 2020, equivalent to the output of dozens of power plants.

Thirty years ago, corporate America danced across the nation dumping toxic waste into our rivers, spewing chemicals into our air and ravaging pristine public lands, all in the name of progress. In response to the horrific environmental damage of the postwar era, a broad coalition of Americans began working to represent public health, safety and environmental concerns in all levels of government. Now we face an administration trying to unravel this work.

Unfortunately, we have the examples of Three Mile Island and Chernobyl, the Exxon Valdez accident and innumerable studies proving pollution's ill effect on public health to demonstrate that the stakes could hardly be higher. Solid science clearly shows that global warming exists and that the administration's drill, dig and burn approach will only make it worse. I continue to hope for a reasonable dialogue that actually includes the environmental community, but the administration's posture suggests that is unlikely. If he does not make environmental concerns central to his energy policy, President Bush may well leave the next generation with nothing but ashes to stand in.

Robert Redford, the actor and director, is a board member of the Natural Resources Defense Council


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Date: 07 Jun, 2001 on 19:54
Gli avvelenatori dell'America
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