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Solidarietà sui banchi di scuola
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1. Solidarietà sui banchi di scuola
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da Corriere della Sera
Domenica, 27 Marzo 2005

Nella cassa della media «Arcadia» c’è chi versa un euro e chi un cent. «Studiamo per essere migliori domani»

Solidarietà sui banchi di scuola

Autotassazione per aiutare i compagni meno fortunati. «Nessuno deve sentirsi diverso»

No, a casa i compagni di classe proprio non devono starci. Quando si va in gita o a visitare la città, nessuno può restare a casa solo perché anche quell’uscita diventa un lusso insostenibile. O le cose si fanno insieme o non si fanno. Insomma, uno per tutti, tutti per uno. Almeno così la pensano gli studenti della prima «L» della scuola media Arcadia al Gratosoglio
E così si sono riuniti, hanno parlato e hanno deciso: nessuno resterà a casa. Se uno dei loro compagni sarà in difficoltà, gli altri lo aiuteranno.
Come? I ragazzi si sono spontaneamente autotassati per permettere anche ai compagni meno abbienti di partecipare alle uscite scolastiche per visitare i musei, i parchi, il quartiere. Hanno creato un fondo cassa, gestito da loro, per far fronte alle spese di chi quei pochi euro non può proprio tirarli fuori. Ognuno versa quel che può: non importa che siano venti centesimi o due euro. Quel che conta, è che è fatto con il cuore.
Hanno deciso di investire nel futuro. Ma il futuro di tutti e non della maggioranza. Un modo di testimoniare solidarietà non solo a parole.
Con quella spontaneità che è diventata merce rara anche tra i più giovani.
«Anche Chiara, dolcissima bimba disabile che riesce a scrivere solo grazie all'ausilio di un computer, ha avuto la fortuna di capitare in quella classe», racconta un’insegnante. Chiara è subito diventata la mascotte del gruppo:fa parte di loro, è coccolata e amata da tutti.
«Anche se ci sono un'insegnante di sostegno e un'educatrice pronte a soddisfare ogni sua necessità - aggiunge la professoressa -, i compagni aiutano Chiara a tenere il segno quando legge, le mettono a posto la cartella, le danno una mano a vestirsi». Durante l'intervallo, i ragazzi a turno le preparano la tovaglietta per la merenda, la portano a spasso nei corridoi, giocano con lei.
Le fanno sentire, insomma, che è come loro, che fa parte del gruppo, anche se non potrà mai né camminare, né correre. In questi giorni Chiara ha dovuto subire un intervento alle gambe.
Non l’hanno lasciata sola, neppure in ospedale. Tutti i compagni e i professori sono andati a trovarla. E tutti con un dono in mano: qualcuno le ha portato un pupazzo, altri un cioccolatino. Le hanno reso il ricovero in ospedale più sopportabile. Le giornate meno lunghe.
«Perché, in fondo, - dicono gli insegnanti ed è musica per le orecchie degli studenti - andare a scuola non significa solo imparare inglese, storia, geografia, matematica. L'educazione al sentimento, all'amore verso il prossimo è e dev'essere materia fondamentale. Per essere migliori domani.»
Una lezione che, questa volta, i ragazzi non hanno ricevuto ma dato.

Patrizia De Lorenzo


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Date: 27 Mar, 2005 on 09:58
Solidarietà sui banchi di scuola
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