Una sfida per il futuro della città

INVESTIRE NEGLI ATENEI

Non credo che per nessun altro tema cittadino avrebbero preso la parola con tanta prontezza e passione tutte le voci che hanno partecipato al dibattito proposto dal «Corriere» sul rapporto fra Milano e i suoi dieci atenei. Il futuro di questo patrimonio di volontà e di intelligenza riguarda la metropoli non come affittacamere ma come tessuto connettivo di un possibile sistema di eccellenza. Nella varietà delle opinioni espresse dalla classe dirigente che è intervenuta, frequente è apparsa la constatazione che questo sistema non soltanto non si è ancora formato, ma non si indovinano all'orizzonte neppure le certezze politiche e finanziarie di una sua realizzazione. C'è uno iato fra le singole situazioni accademiche, in parte promettenti, e lo sforzo collettivo di sinergie d'inserimento e di servizio che Milano dovrebbe mettere in campo per diventare una città universitaria. Si possono avere idee diverse sul come rimuovere l'indifferenza, il Rettore della Bocconi Angelo Provasoli è convinto che non guasterebbe anche un assessorato comunale ad hoc, altri sono più pessimisti sull'efficacia di soluzioni ufficiali. In ogni caso molti notano come manchi al governo della città un mister X che pensi in maniera continuativa alla metabolizzazione di questa straordinaria concentrazione delle esperienze superiori di apprendimento e di preparazione scientifica e professionale.
Non è stato capito bene dalla politica quanto la formazione di un distretto universitario soddisfatto di sé e del proprio territorio potrebbe incidere sul destino globale di Milano. L'insofferenza per questa insensibilità ha segnato gran parte del dibattito, così come il timore che in attesa di essere capito e aiutato l'arcipelago deperisca nella qualità.
Non c'è davvero trionfalismo nell'autoanalisi compiuta in questa occasione dagli addetti ai lavori. La radiografia delle opportunità e delle preoccupazioni che le pagine del «Corriere» hanno trasferito ai lettori è notevole. Ci sono molti elementi sui quali meditare. Ma una comune intuizione traspare: lo sforzo della città, teso non a omologare le esperienze e i saperi ma a offrire alcuni essenziali servizi comuni di dignità e di livello europeo, non può essere del genere delle provvidenze pauperistiche ma delle scommesse affluenti. Non elemosine ma investimenti sul capitale umano. Serve un campus interuniversitario polidirezionale, servono strutture snelle, gradevoli servizi, serve una carta generale dello studente che renda Milano per i giovani la città più vivibile d'Europa, serve sintonia con le altre cellule milanesi dello sviluppo. Serve trasformare la metropoli in un luogo dove i giovani vogliono arrivare e dal quale non vogliono andarsene. Si può far ringiovanire di venti anni l'età media in città, se si dà una godibile logica al sistema universitario da realizzare.

di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI