da Corriere della Sera
Lunedì, 4 Aprile 2005diario di classe
Cellulare spento, un’occasione per conoscerci
Confesso, anch'io sono tra i dipendenti dal cellulare. Quando mi trovo in mezzo ai boschi dell'Alto Adige e il mio cellulare non ha rete, provo quasi un senso di smarrimento e solitudine. Ogni giorno sono con il cellulare acceso. Ormai è diventato come uno di famiglia, si alza con me e si addormenta con me. A volte, se non lo sento vibrare per un po', comincio a preoccuparmi per la sua salute. Come fosse uno di quei parenti un po' logorroici che se a Pasqua non ha parlato molto, gli si chiede: «Tutto a posto oggi?». Ma c'è un luogo in cui anche il mio instancabile portatile è spento: la scuola. Perché esistono i ragazzi che spesso spengono il telefono in classe. Ma anche in quel momento quel «qualcosa» manca e, magari, durante l'intervallo lo riaccendi per vedere come va, come sta. Il fatto, però, che quasi solo a scuola i ragazzi tengano il cellulare spento deve farci riflettere su una possibilità da non sottovalutare. Basterebbe un piccolo sforzo. Infatti, mancando il più immediato strumento tecnologico di comunicazione a distanza che, spesso, è mezzo di distrazione, l'occasione diventa ricca per trovare il tempo per parlare di più tra di noi, magari azzardando una piccola chiacchierata anche con i professori. Ci aiuterà a capire, con stupore, che anche loro fanno parte della specie umana, proprio come noi studenti. Insomma, il telefonino ci permette di comunicare anche con amici lontani, ma a volte la sua perenne presenza ci può far dimenticare le persone che sono attorno a noi, con le quali spesso parliamo poco, con il risultato di non conoscerle abbastanza. Se spegnere il cellulare potrà servire a conoscerci meglio, faccio un appello a me stesso, ai miei coetanei e a tutti i telefono-dipendenti: spegniamolo, ogni tanto, si può parlare anche senza una cornetta attaccata all'orecchio.
* studente Itcs «G. Falcone» Corsico
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