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TRE COSE SERIE PER LA SCUOLA
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1. TRE COSE SERIE PER LA SCUOLA
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da Il Corriere della Sera
Lunedì, 10 Settembre 2001

Al di là della disputa pubblico-privato
TRE COSE SERIE PER LA SCUOLA

di ANGELO PANEBIANCO

In un Paese normalmente disinteressato ai problemi dell’istruzione, la scuola può suscitare passioni solo se ci si mette di mezzo l’ideologia. Solo se è possibile dividersi fra i guelfi, immacolati campioni della scuola (privata) del Papa, e i ghibellini, integerrimi difensori della scuola (statale) dell’Imperatore. O se si può fare una bella rissa fra gli affamatori del popolo che vogliono le «buone scuole» solo per i ricchi e gli arruffapopoli che difendono le «cattive scuole» per tutti. C’è in giro troppa ipocrisia quando si parla di scuola. Dell’unica cosa che conta - la qualità dell’istruzione - pochi si interessano. Altrimenti, bisognerebbe spiegare come mai l’Italia ha permesso che la scuola finisse, tanti anni fa, dentro una sorta di triangolo delle Bermude, che la sua gestione cadesse nelle mani di un «governo occulto», composto da sindacalisti e funzionari ministeriali sindacalizzati, con un codazzo di pedagogisti nel ruolo di intellettuali organici. Della qualità dell’istruzione, nel corso del tempo, quel governo occulto, conniventi i politici, ha fatto strame. Il problema che abbiamo è come rimediare, come bonificare la scuola (non essendo probabile, e nemmeno auspicabile, l’avvio, in tutta Italia, di una ondata di inchieste giudiziarie denominabili «Pagelle pulite»). Per invertire la tendenza, bisognerebbe agire su tre fronti. Il primo riguarda la necessità di introdurre competizione, nella speranza di innescare circoli virtuosi nella scuola. Si tratta di mettere la scuola statale (che è, e continuerà ad essere, la più frequentata dagli italiani) sotto pressione, obbligarla ad aprirsi alla competizione con i privati. Un ben congegnato sistema di buoni-scuola spendibili nel pubblico come nel privato potrebbe servire allo scopo. Anche se va tenuta presente la giusta osservazione fatta da Umberto Eco (su La Repubblica , del 31 agosto): man mano che la società diventa multietnica, bisogna guardarsi dai rischi di una segmentazione culturale perpetuata attraverso un sistema di istruzione diviso per appartenenze religiose. In ogni caso, l’obiettivo dovrebbe essere quello di costringere il sistema statale a raccogliere la sfida della competizione e a migliorarsi.
Ma, di sicuro, questo non basta. Il secondo fronte è infatti quello della qualità degli insegnanti. Occorre smetterla di divagare, di parlar d’altro: «cicli», «programmi» eccetera. Il problema della scuola sta, in massima parte, nella preparazione degli insegnanti. Occorre mettere in piedi un sistema di reclutamenti e di carriere basato su esami rigorosi. Occorre poi punire duramente, anche affidandosi a periodiche valutazioni degli utenti (genitori nella scuola dell’obbligo, studenti nelle superiori), gli insegnanti incapaci o fannulloni. Per ottenere ciò, bisogna però sconfiggere quei sindacati che, facendo per anni il bello e il cattivo tempo nella scuola, hanno voluto la de-professionalizzazione degli insegnanti, la loro trasformazione in un ceto impiegatizio mal selezionato e (di conseguenza) mal pagato.
Il terzo fronte è quello della formazione professionale. L’Italia è uno dei pochi Paesi occidentali che, dopo l’obbligo, non ha altro che la scuola (e, dopo la scuola, l’Università) come unico sbocco educativo. Ciò determina due fatti sommamente negativi. Abbandona a se stessi, senza preparazione professionale alcuna, tutti coloro che, terminata la fase dell’obbligo, smettono di studiare. E scarica nella scuola post-obbligo (e nell’Università), aggravandone i problemi, una massa di persone prive di reale interesse e vocazione per lo studio, cui però non viene offerta alcuna credibile formazione professionale alternativa al tradizionale iter scolastico.
Se non vogliamo prenderci in giro, è di queste tre cose - competizione, qualità degli insegnanti, secondo canale (professionale) - che dobbiamo parlare. Dentro le baldanzose, contrapposte schiere dei guelfi e dei ghibellini, c’è per caso qualcuno a cui tutto ciò interessi?


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Date: 10 Sep, 2001 on 07:32
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