Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


Edscuola Board
Edscuola Board Discussion Forum.
Index / Educazione&Scuola© - Archivio Rassegne / Educazione&Scuola© - Rassegna Stampa (Archivio 2)
author message
I reporter raccontano un giornale da sogno
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
edscuola
Administrator
in Educazione&Scuola

View this member's profile
posts: 13944
since: 23 May, 2001
1. I reporter raccontano un giornale da sogno
Reply to this topic with quote Modify your message
da La Stampa
11 febbario 2003

TREDICI GRUPPI DI UNDER TRENTA SONO STATI INTERVISTATI DAGLI STUDENTI DELLA COLUMBIA UNIVERSITY

I reporter raccontano un giornale da sogno
Il quotidiano dovrebbe essere «familiare», formato tabloid, più attento ai fatti, «incline a mettere in questione l´autorità» e «non uscire nei giorni in cui non succede niente»

HANNO messo insieme dei «dream team», li hanno messi davanti a una domanda anziché un pallone di basket: «Qual è il giornale dei vostri sogni?». Sentite cosa hanno risposto. I dream team sono tredici gruppi di giornalisti sotto i trent´anni, selezionati nelle redazioni americane (The Oregonian, Philadelphia Inquirer, City Pages Minneapolis, Atlanta Journal, Washington Post, Boston Globe...) dagli studenti della Columbia University, facoltà di giornalismo. Lo scopo, buttar giù le regolette d´oro per scrivere il «Dream Newspaper», il giornale ideale. Ora, chiunque abbia avuto tra le mani una volta nella vita un quotidiano, abbia visto anche solo di sfuggita Tutti gli uomini del Presidente e ancor più, si presume, chiunque sia stato in una scuola di giornalismo prima di finire in una redazione a Roma, Milano, Torino, avrà pronunciato almeno una volta l´affettata e anche retorica frase «vorrei che il giornale fosse fatto così». Il problema, naturalmente, è farlo. Ma siccome sognare non costa niente, e gli americani tendono a farlo su basi (para)scientifiche, ecco quello che hanno pensato gli studenti della più prestigiosa scuola di giornalismo del mondo. Hanno messo in piedi delle squadre di lavoro che dovevano parlarsi (naturalmente, anche on line), magari scontrarsi, scrivere come dovrà essere il giornale dei sogni. Vi ritrovate, giovani lettrici e lettori, nei loro desideri? Il primo è: il giornale dei sogni deve essere «familiare», formato tabloid, con sezioni più riconoscibili e al limite staccate (città, sport, business e così via). La «familiarità», com´è comprensibile, può essere anche intesa dalla parte del redattore, e allora i giovani american journalists chiedono cose come «orari di lavoro più flessibili», oppure «corsi di formazione all´estero anche dopo l´assunzione». Per il lettore, in generale, «familiarità» significa questo: il giornalista sarà «più attento ai fatti», «più disposto ad ascoltare fonti diverse per classi sociali» (alla faccia del veterogiornalismo malato di establishment), «più incline a mettere in questione l´autorità» (non proprio un classico nel giornalismo lisciapotenti dei paesi latini). Qualcuno, nei dream team, avanza proposte radicali, non sono passate ma risultano agli atti: «I giornali dovrebbero essere gratis» (attenti: non è un inno alla free press che conosciamo qui); «non dovrebbero uscire nei giorni in cui non succede niente»; «dovrebbero far fuori la pagina delle opinioni» (dice uno dei giovani redattori: «I giornali, oggi, sono di proprietà di grandi imprese e le grandi imprese non hanno anima e opinioni»). Altri chiedono la palestra in redazione. Qualcuno, sogno oppure incubo, gioca: «Istituiamo il "Casual sex fridays" in redazione». Il secondo desiderio sarà: il giornale deve essere «più internazionale». Dice Lisa Heyamoto, 24 anni, del Seattle Times: «Sì, siamo cresciuti in una civiltà di consumi omologante, ma il bello è che ci ha dato un punto di vista molto più internazionale». Se cerchi uno sguardo globale dovrai «raccontare storie di persone, persone e ancora persone». «Dateci i fatti e le ultime notizie», scrive un dream team, «però diteci anche che pensa, che fa, come vive, un nostro coetaneo iracheno. Diteci perché ci odia, se è vero che ci odia». Leslie Koren, trentenne, reporter di The Record, New Jersey, cita come esempio il Boston Globe: «Il giornale dei sogni deve raccontarmi anche quali sono le rock band emergenti in Afghanistan dopo i talebani», o farsi spiegare dai maschi iracheni qual è il vero fascino dei mustacchi alla Saddam. Insomma, il taglio internazionale sarà «meno americanocentrico». Il terzo desiderio sarà «cambiar stile»: «Nei reportage i giornalisti dovrebbero essere incoraggiati a scrivere in prima persona». Oppure: «Tutto il giornale, anche le cronache, va scritto come la sezione Style del Washington Post, o come un buon racconto del New Yorker», auspica Anand Vaishav del Boston Globe. O ancora: «I pezzi dichiarino di più il punto di vista del giornalista». E via così, sdoganando le espressioni gergali e persino quell´intercalare che fa tanto young american, parole effettivamente inascoltabili tipo «idiot», oppure «holy Jesus». Sostiene Kara Spark, del Daily Herald: «Il tono, è fondamentale il tono dei pezzi. La nostra generazione è abituata a ridere di tutto. Gli articoli devono essere irriverenti». È il manuale del post journalism, internettiano fresco spigliato e postmoderno, o la riscoperta dell´acqua calda dei vecchi Tom Wolfe e Truman Capote, quel new journalism che si faceva scrittura alla faccia dell´obbligo delle cinque W (un pezzo deve iniziare dicendo chi ha fatto cosa, quando, dove, perché)? Dai sogni, a un certo punto, ci si sveglia. E chi ha talento deve farli diventare realtà.

Jacopo Iacoboni


http://www.edscuola.it
http://www.edscuola.com
Mail: redazione@edscuola.com
Date: 11 Feb, 2003 on 07:25
I reporter raccontano un giornale da sogno
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
All times are GMT +2. < Prev. Page | P.1 | Next Page >
Go to:
 

Powered by UltraBoard 2000 Personal Edition,
Copyright © UltraScripts.com, Inc. 1999-2000.

Archivio
Archivio Forum
Archivio Rassegne