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Lettera di Corradini al Corriere della Sera
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1. Lettera di Corradini al Corriere della Sera
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Gentile Direttore del Corriere della Sera,

sono uno degli "sciagurati esperti", responsabili, a detta di Galli della Loggia, illustre collega che peraltro stimo (Corriere, 31.8.02), di avere sostenuto in passato e di sostenere oggi quell'educazione alla "convivenza civile", che rappresenterebbe "una vera e propria pietra tombale sull'idea di cultura che finora ha dominato il nostro orizzonte pubblico e ispirato il nostro sistema educativo".

Ad uno storico del suo valore si potrebbe intanto chiedere che cosa significa quel "finora". Fino al 1948, quando la Costituzione ha affidato alla repubblica, e quindi anche alla scuola da essa istituita, il compito innovativo di "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana"?

Fino al 1958, quando il dpr firmato da Aldo Moro introdusse l'educazione civica, complesso nodo culturale, spirituale e didattico, pensato sia come "presente in ogni insegnamento", sia nella "stessa organizzazione della vita scolastica come viva esperienza di rapporti sociali e pratico esercizio di diritti e di doveri", sia infine come nucleo di argomenti etico giuridico politici, affidati "all'insegnante di storia", in due ore mensili? Si potrebbe continuare con i programmi del 1979 per la media, del 1985 per la
primaria, del 1991 per la scuola materna, con la direttiva 1996 su "educazione civica e cultura costituzionale". I valori che interessano qui ci sono già tutti: e hanno una radice costituzionale. Tutti sanno però che la nostra scuola riesce male sia sul piano degli alfabeti, sia sul piano delle convinzioni e dei comportamenti. Il problema è quello di fare sintesi credibili e validi interventi sul piano culturale e sul piano pedagogico didattico, non quello di ritenere inutile ogni tentativo di mediazione.

L'Italia e la Francia da una decina d'anni hanno introdotto per legge l'educazione alla salute e l'educazione stradale, mentre l'italiano e il francese sono affidati a semplici decreti. Si tratta di "cambiamenti dissennati" avallati dalla "vacuità dei pedagogisti"?

Qualcuno può legittimamente pensarlo. Ma non si tratta anche di domandarsi come mai,
nonostante Dante e Galilei, le cronache siano piene di giovani che non sono in grado di ricavare linfa vitale dai tesori dell'umanesimo occidentale? Non si pensa certo di sostituire i classici con la dietetica o l'infortunistica o di immaginare tante materie quanti sono i valori da salvare e i guai da combattere: occorre però stabilire nessi credibili fra questo tesoro e la vita quotidiana. E questo non si ottiene solo facendo scienza e cultura, a prescindere dal grado di comprensione e dall'uso che se ne fa da parte di
chi frequenta una scuola di massa. Del resto lo stesso Croce si chiedeva: "La scienza accumula certo legna da ardere; ma donde viene la scintilla che la fa ardere e che la consuma in fiamme e in fuoco?" Basta la conoscenza di fatti, leggi, principi e personaggi a costruire l'ethos di cui la nostra società è tanto carente? Consiglio d'Europa, OMS, UNESCO, UNICEF, BIE, e non solo gli sciagurati pedagogisti, si pongono da almeno cinquant'anni questi problemi, oggi riconducibili alla formula sintetica della "educazione alla cittadinanza": e cercano di risolverli attraverso una riflessione attenta ai fatti, alle proposte e alle loro conseguenze anche sul piano del curricolo scolastico. Le formule sono tutte discutibili. Non si vorrebbe però che proprio in nome della cultura si negasse il problema e si ridicolizzasse lo sforzo di mediazione, che punta a ridare alla cultura umanistica quella dignità e quella efficacia formativa che nel mondo laicizzato, pluralistico, contraddittorio di oggi non scendono automaticamente per li rami, fino a far
capire il senso del pagare le tasse e del non drogarsi.

Né Faure, né Cresson, né Delors sono pedagogisti. Eppure lo spazio per l'educazione "ad essere" e a "cooperare" si trova nei loro rapporti internazionali, ritenuti autorevoli in tutto il mondo, anche da chi ha fatto il liceo classico quando non si veniva bombardati come oggi dalla contemporaneità.

Nello stesso numero del Corriere si dà rilievo alla notizia che Ciampi regala la Costituzione ai ragazzi di Nisida. Non sarebbe meglio che la si conoscesse a scuola invece che in carcere, e che gli insegnanti fossero preparati a stabilire che nesso c'è tra Arrigo imperatore e Kofi Annan, tra Dante e don Milani e tra la fisica galileiana, l'uso del casco e la solidarietà sociale?

Luciano Corradini,
ordinario di pedagogia generale nell'università di Roma3
e presidente nazionale dell'UCIIM, unione cattolica italiana insegnanti medi


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Date: 02 Sep, 2002 on 07:40
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