da LASTAMPA.it
Martedì, 2 Ottobre 2007Nessuno esce senza permesso
RAFFAELLO MASCI
ROMA
La scuola ha il nome della data di annessione al Regno d’Italia: «16 agosto 1860». È un Istituto comprensivo: dalle materne fino alle medie. Il paese è Corleto Perticara, provincia di Potenza. Il Preside, Giovanni Robertella, passa per un «castigamatti», un «sergente», uno che «mette in riga». Con tutte le battute che questo comporta. La sua «colpa» è quella di aver scritto, con il sostegno di tutti gli organi collegiali, una «magna charta» dell’istituto che dirige: 36 cartelle, più allegati, un po’ tanto, «ma - spiega - era opportuno che ciascuno sapesse cosa doveva fare».
Cosa succedeva nella scuola del paesino lucano? Secondo il preside: «L’orario scolastico era un optional: si entrava e si usciva a piacimento. “Mi guardi un attimo la classe?” e il docente si assentava. Se non poteva farlo, allora mandava un bidello: a pagare le bollette, a prendere una cosa in macchina a sbrigare piccole commissioni. Ma uscivano ed entravano alla rinfusa anche i ragazzi, tutti minori: si erano scordati un quaderno a casa? Andavano a prenderlo. Così come andavano a comprare il giornale al professore che se l’era scordato o al bidello che non aveva nulla di meglio da fare. Tutti ragazzi, spesso bambini. Il rischio a cui la scuola si è esposta è stato massimo. E con la stessa sciatteria venivano tenuti i registri, veniva compilata la documentazione pedagogica e quella amministrativa. Un vero disastro. Posso aggiungere altro? I ragazzi andavano in bagno a gruppi, i servizi igienici erano puliti in maniera sommaria. Al personale ausiliario nessuno si prendeva la briga di fare rilievi se necessario. A scuola si fumava. Nelle sedi distaccate si erano create delle oligarchie (per non dire peggio) che di fatto comandavano senza alcuna delega».
Il preside però, non ha voluto intervenire d’autorità. Ha raccolto gli organi di governo dell’istituto e ha prodotto «collegialmente» una normativa che fissasse per ciascuno le proprie mansioni e stabilisse controlli e sanzioni. «Non ho introdotto la legge marziale, come qualcuno dice, anzi, vengo incontro alle richieste di tutti e mi faccio carico dei problemi. Ma all’interno di un sistema di regole certe dalle quali non si può derogare».
La scuola funziona molto meglio, i genitori hanno capito, ma il vero nemico è la «resistenza passiva, sacche di pressappochismo, nostalgici dell’andazzo di un tempo tra i colleghi. Le loro fila tuttavia si assottigliano perché la scuola è pulita, sana, sicura, e la didattica è affidabile. E se devo fare un po’ il carabiniere, pazienza».
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