da Corriere
Giovedì, 4 Ottobre 2007 De Mauro: ma così non si tutelano i tempi di crescita dei ragazzi
ROMA — «È tutto scritto molto bene su un vecchio libro di Lombardo Radice nel quale si descrive come gli adolescenti e i giovani oscillino tra la passione per un certo studio e l'odio per un altro, prima di trovare un equilibrio intellettuale», dice l'ex ministro dell'Istruzione, Tullio De Mauro.
È sbagliato tirare le somme alla fine di ogni anno?
«C'è una fase di maturazione lenta, fino a 18 o 20 anni, che è preceduta da numerose oscillazioni. Per questo motivo ritengo che il sistema ideale sia quello di tenere conto della media complessiva dei risultati. Puoi andar male in Matematica e bene in Storia o viceversa, l'importante è che ci sia una certa media minima.
Credo che sia un buon sistema quello che valuta la storia personale dello studente».
Insomma, non dobbiamo essere precipitosi nel giudizio? « Credo sia più saggio, anche se lontano dai nostri punti di vista che oscillano tra il buonismo, il lasciar passare, il lasciar correre dannoso per l'individuo e la società e ondate di rigorismo non bene indirizzate. E' possibile per un ragazzino o una ragazzina per un anno essere ottusi dinanzi ad un certo apprendimento e l'anno dopo proprio in quella materia diventare bravissimi per una propria scelta».
Però, così, serietà e rigore dove vanno a finire?
«Dire che vogliamo una scuola più seria è lodevole. Molto dipenderà da come sarà gestita la reintroduzione degli esami di riparazione. Ora c'è l'impegno diretto della scuola e ciò cambia un po' le cose rispetto alle vecchie lezioni private, però tutto questo non mi sembra un punto strategico rispetto all'impegno per il rinnovamento dei programmi, il reclutamento dei docenti, il miglioramento materiale delle scuole».
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