da Repubblica Sabato, 15 Settembre 2007"Troppi borsisti nei laboratori Così non si aiuta lo sviluppo" Lettera all´assessore regionale: blocchi i nuovi assegni Torino "Nei piani i neo laureati dovrebbero stare soltanto un paio di anni, ma nella realtà va diversamente" "In pochi anni il loro numero è cresciuto in modo considerevole, passando dai 296 del 2004 agli attuali 444" «Non solo assegnisti per il Poli, ma più ricercatori a tempo indeterminato, altrimenti l´ateneo esploderà». La richiesta è indirizzata all´assessore alla ricerca e università della Regione, Andrea Bairati, da una settantina di professori, dottorandi, collaboratori e assegnisti di corso Duca degli Abruzzi. Tra le firme spicca quella del preside della prima facoltà di ingegneria, il professor Donato Firrao, e di Francesca Ceragioli, uno dei due rappresentanti dei ricercatori in senato accademico. La lettera inviata all´assessore prende spunto dall´accordo tra il Politecnico e la Regione per cofinanziare 150 nuovi assegni di ricerca. Piano che dovrebbe servire ad aumentare la mole di attività dell´ateneo, con ricadute positive per l´università, per le persone impegnate e per le aziende. I firmatari della missiva inviata in piazza Castello non la pensano così. «La permanenza degli assegnisti dovrebbe essere limitata a uno o due anni durante i quali chi viene impegnato acquisisce conoscenze da trasferire in ambito industriale una volta assorbito dal mondo del lavoro». Il problema è che questo circolo virtuoso è solo sulla carta. Secondo i ricercatori che si sono rivolti a Bairati «i dati e le nostre esperienze quotidiane smentiscono questa valenza del lavoro dell´assegnista». Tanto che la crescita esponenziale dei borsisti viene giudicato come un «segnale di malessere sempre più diffuso in ambito universitario e nel mondo produttivo». Perché? Al 20 luglio di quest´anno al Poli si contavano 891 persone tra docenti e ricercatori e 444 assegnisti. Al 31 dicembre del 2004 erano 867 tra professori e ricercatori e 296 assegnisti. «L´incremento dei docenti è stato modesto - sottolineano i firmatari - il numero degli assegnisti è invece cresciuto in modo considerevole». Ormai il borsista «si ferma a lungo e assume un ruolo analogo a quello del ricercatore, ma senza diritti e senza possibilità di assunzione. Basti pensare che nei prossimi anni al Politecnico si prevede di assumere al massimo una ventina di ricercatori a tempo indeterminato ogni anno». E senza sbocchi nelle imprese si rischia un´esplosione dei borsisti, «aggravando una situazione di carichi di lavoro per professori e ricercatori, già impegnati tra la didattica e le altre attività, tra le quali la formazione degli assegnisti, a cui viene delegata in modo scorretto l´attività di ricerca. Alla fine si aumenta solo il personale precario». E se si guarda alle aziende la situazione non migliora: «Questa figura rischia di essere solo un polmone per il mondo produttivo che, anziché valorizzare il personale altamente qualificato, lo priva dei diritti essenziali, facendolo collaborare e sottopagandolo». Secondo i firmatari della lettera immettere 150 nuovi assegni al Poli sarebbe più un danno che una risorsa, considerando anche la mancanza di spazi, e chiedono a Bairati di intervenire. «Riveda il piano di intervento e, con lo stesso impegno di spesa, prenda in considerazione la possibilità di creare vere figure di ricercatore a tempo indeterminato», sottolineano i firmatari. Il tutto perché «la ricerca non può intendersi solo come somma di progetti, portati avanti da personale precario e continuamente sostituito, ma è un processo complesso, che spesso richiede lunghissimi periodi di formazione, compatibili con ruoli a tempo indeterminato». (d.lon.)
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