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Riparazioni progressiste
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1. Riparazioni progressiste
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da LASTAMPA.it
Giovedì, 2 Agosto 2007

Riparazioni progressiste
PAOLA MASTROCOLA

Prendiamo un ragazzino che a giugno abbia finito la prima liceo, insufficiente di tre materie. Quattro d'italiano, 3 di latino e 5 di matematica. Ha quindici anni e si chiama Giovannino. Così com'è concepita oggi la scuola, Giovannino a giugno è andato a vedere i cartelloni dei voti esposti e ha trovato... una sparata di tutti 6. Neanche un'insufficienza. Accanto, una scritta in piccolo che dice: debito di italiano, latino e matematica.

Cosa vuol dire? Difficile da spiegare ai non addetti, alla gente normale e soprattutto ai marziani, che ci osservano sempre più perplessi e sbigottiti dall'alto della loro irraggiungibile verdità. Vuol dire che negli ultimi dieci anni i precedenti ministri dell'Istruzione (a cominciare da D'Onofrio, passando per Berlinguer e arrivando alla Moratti) pensarono che non era bello scrivere quei brutti votacci sui cartelloni esposti al pubblico ludibrio. E che non era bello rimandare a settembre il povero Giovannino, solo perché non aveva studiato tre materie, obbligandolo a sudare tutta l'estate, magari rinunciando al mare, e a sostenere un vero esame a settembre rischiando addirittura di non passare l'anno. Tutto ciò era qualcosa di dannatamente autoritario e antidemocratico.

Per questo fu inventato il magico meccanismo Debito-Recupero: Giovannino oggi non viene né bocciato né rimandato a settembre, ma semplicemente... indebitato e poi dagli insegnanti recuperato. Come un relitto in mare. Ha un Debito, che però non deve «pagare» (verbo che ci parrebbe ignobile!), ma solo, più gentilmente, «colmare» avendo la bontà di frequentare il corso di recupero: una decina di ore di generico ripasso, con cui è più che evidente che non si può recuperare alcunché. Così a settembre Giovannino bel bello inizierà comunque la seconda liceo. Perché avere debiti, colmarli o non colmarli, non vuol dire niente: si va avanti lo stesso, dritti spediti fino alla maturità. Ed è per questa ragione che Giovannino quest'estate studierà poco o niente, perché lo sa che il Debito è uno spauracchio puramente formale. Quel che non sa è che lo «pagherà» più avanti, il suo debituccio, e quella volta per davvero, non appena dovrà affrontare una vera prova, test d'ingresso o colloquio di lavoro. Ma noi ci guardiamo bene dal dirglielo adesso.

Così è stato ed è fino a oggi. Ma ultimamente forse la nave della scuola sta invertendo la rotta, per la prima volta dopo anni. Non so se ce ne stiamo accorgendo, perché lo sta facendo piano e senza movimenti bruschi. Circa un anno fa, incontrai il ministro Fioroni per un'intervista. Si era da poco insediato, dichiarando che non avrebbe certo fatto un'ennesima nuova riforma della scuola. Se ne guardava bene. Dopo averlo intervistato, me ne andai dicendomi tra me e me: sta' a vedere che questo signore che non vuol cambiare niente finirà per cambiare qualcosa (il contrario del Gattopardo...). E infatti: ha reintrodotto i commissari esterni nell'esame di maturità, ha inventato la lode da aggiungere alla votazione massima per distinguere i bravissimi dai bravi, si è accordato col ministro dell'Università per prevedere delle corsie preferenziali per i ragazzi che escono dalle superiori con una buona votazione, ha impostato un «Progetto Dante» per potenziare lo studio del nostro grande poeta in tutte le scuole e ora, accorgendosi che quasi metà degli allievi non sa la matematica, pensa addirittura di reintrodurre gli esami di riparazione.

Non voglio neanche chiedermi se questo ministro appartenga a un governo di destra o di sinistra: è evidente che queste categorie, almeno per certi ambiti, non servono più ed è bene che cadano o almeno impallidiscano un po'. E' bene che ci mettiamo nudi, cioè senza bandiere, di fronte ai problemi che dobbiamo affrontare. Quel che è certo è che si tratta di una rivoluzione. E guai a chi oserà parlare di nostalgia passatista, restaurazione reazionaria o altre consimili baggianate. Sarebbe un'imperdonabile cecità, un ostacolare la bonifica della palude stagnante, fatta di ignoranza, ipocrisia e faciloneria, nella quale abbiamo, volontariamente o no (spero di no), annegato finora i nostri ragazzi.

Non so se si arriverà davvero a ripristinare gli esami settembrini. E non so nemmeno se sarebbe la soluzione migliore. Può essere che sia soltanto, per l'emergenza della situazione in cui siamo, il passaggio obbligato ma transitorio, il rimedio immediato in attesa che ci arrivi l'eureka folgorante che ci salverà. Ma intanto qui si affermano idee nuove e coraggiose, si mandano segnali in controtendenza. Direi idee davvero progressiste, se ridurre la superficialità e l'ignoranza è progresso (o era forse progresso consentirne l'inesorabile avanzamento?): il merito, la fatica, la serietà, l'impegno, il sacrificio. In una parola: lo studio. Cioè quella cosa senza la quale il figlio di papà può anche farcela nella vita, ma gli altri molto meno.

Si afferma soprattutto l'idea di responsabilità. Giovannino si troverà di nuovo di fronte alla verità della sua condizione: intanto leggerà sul cartellone i suoi voti veri e non quella ignobile edulcorazione del finto 6. Inoltre dovrà darsi da fare, lui, in prima persona: dovrà mettersi a studiare. Con aiuto o senza, con la nonna di turno, il papà o l'insegnante estivo. Ma lui prima di tutti dovrà farlo, perché lo studio è sempre innanzitutto una faccenda meravigliosamente individuale: lui da solo, davanti al suo libro, e basta. Contro la distrazione degli amici, tivù, internet, videogiochi e la spiaggia assolata che lo chiama. Proprio questo combattere contro le sirene della distrazione gli farà del bene, lo fortificherà e gli darà, anche, un'immensa felicità: la soddisfazione di sé. Come gli atleti. Non si ottiene nulla senza sacrificio. Chi vince una gara di corsa non vince perché è stato furbo, ha giocato al ribasso o si è fatto aiutare; vince perché si è allenato, molto, per ore, per mesi, rinunciando al resto.

Sarebbe finalmente una lezione di serietà, e anche di lealtà. C'è infatti, nella scuola di oggi, un bullismo più subdolo e malvagio di quello strombazzato dai media negli ultimi mesi: il bullismo del gradasso che si para dinnanzi al compagno studioso e lo prende in giro dicendogli: ma sei cretino? io non ho aperto un libro! E' ora di dire da che parte stiamo, se con i furbastri gradassi o con quelli che studiano. Gli esami di riparazione sarebbero la miglior lezione contro il bullismo. Grazie al ministro Fioroni, per aver anche solo pensato di ripristinarli. Che la Forza sia con lui.


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Date: 02 Aug, 2007 on 08:59
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