da ilGiornale.it
Domenica, 16 Settembre 2007
Basta con la scuola dei bulli e delle pupe
di Redazione
Se non ho fatto ancora gli auguri di buon anno scolastico ad insegnanti, alunni e genitori, è perché le lezioni non sono riprese in tutta Italia. Auguri sì, ma ancor prima raccomandazioni, quando non suppliche.
Prego gli studenti di conservare all’asciutto le scuole. Riprodurre in scala l’alluvione di Firenze (scuole di Milano e hinterland) non è goliardia, ma atto teppistico per il quale si meriterebbe la galera (magari ai Piombi, per legge del contrappasso). Prego gli studenti di avere rispetto per il crocifisso. Ci crediate o no, quella piccola figura dalle mani forate è Colui che vi ha dato la vita, e anche Colui che è sceso sulla Terra a versare sangue per voi. Deriderlo e percuoterlo, oltre che segno della vostra insensibilità, è grave indizio di imbecillità. Prego le studentesse di non entrare a scuola con il sedere da fuori. Mi rendo conto che la moda vi impone ombelichi nudi e pantaloni a vita bassa, minigonne e altri abbigliamenti balneari, ma la scuola non è una discoteca né una piscina pubblica; esistono regole che vincolano a un decoro anche esteriore. Prego i bulli di darsi una calmata; l’anno scorso - più che nei precedenti - si sono dati alla pazza gioia, picchiando, malmenando e umiliando ragazzi inermi, fino a spingere qualcuno al suicidio. Se anche quest’anno ripeteranno simili gesta, lo Stato dovrà prendere in seria considerazione la possibilità di espellerli dalla scuola e di ficcarli nelle patrie galere. Prego gli studenti di spegnere il telefonino e di riaccenderlo a lezioni terminate: c’è sempre tempo per domandare: «Mi ami? E quanto mi ami?».
Prego infine gli studenti italiani di studiare di più la matematica e l’inglese (oltre che, naturalmente, l’italiano), materie senza le quali non si va neppure dietro l’angolo di casa mia. Prego gli insegnanti di non scrivere giudizi sulle guance degli alunni (la maestra di Lecce): per questo ci sono le schede; di non tagliare loro la lingua (maestra di Milano) o rompergli i timpani (maestro di Como): perché poi non ci si deve lamentare se gli alunni non ascoltano e non ripetono bene la lezione; di reagire ai toccamenti lascivi degli alunni più audaci (ancora, Lecce docet): qualcuno potrebbe pensare che «ci state»; di non chiacchierare nei corridoi nelle ore di lezione: nel frattempo in classe qualcuno potrebbe defenestrare qualcun altro.
Prego i genitori di non coprire di botte professori e presidi per aver sgridato il figlio; di non ricorrere al Tar se il pargoletto ha messo a ferro e fuoco l’istituto ed è stato ammonito; di non pretendere il 10 politico dai professori. Supplico infine i comuni d’Italia a mettere quanto meno delle zeppe alle scuole, sì che un terremoto di primo grado non le sfracelli.
E buon anno scolastico a tutti.
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