da ItaliaOggi
Martedì, 31 Luglio 2007Musica, mea culpa dei prof
Per il 78% dei docenti la formazione è carente
La musica serve, se ne insegna sempre di più, ma non ci sono le competenze necessarie. Il problema non è solo italiano. Anche in Inghilterra l'hanno ammesso: non ci sono i prof necessari per fare una didattica decente nel campo dell'educazione musicale, confessano i maestri di Sua maestà. Come risolvere il problema? Intanto con tanta formazione, e all'occorrenza anche qualche esperto esterno. Questi i risultati di un'indagine campionaria condotta attraverso la somministrazione di questionari a 350 docenti inglesi alle prese con la formazione in servizio nel campo dell'educazione musicale, presentati di recente dall'Institute of education, che ha sciorinato questi dati: un terzo dei docenti coinvolti in corsi di formazione per l'educazione musicale ha ammesso di non aver mai seguito corsi specialistici per l'insegnamento musicale, mentre il 78% di questi giudica insufficienti le proprie competenze specialistiche utilizzabili in una lezione di educazione musicale degna di questo nome. L'insicurezza dimostrata dai docenti britannici rispetto al fatto di sapersela cavare con strumenti musicali piuttosto che con il canto conferma una tendenza peraltro già rilevata almeno una decade fa da Susan Hallam, docente dell'Institute of education. «Sebbene la situazione sia migliore oggi rispetto al 1990, restano molti i docenti che esprimono riserve in merito alla propria abilità specialistica». Tutto ciò, fa ancora notare la Hallam, a fronte del fatto che il linguaggio musicale è vitale per la crescita degli alunni: «La musica aiuta la capacità attentiva e la concentrazione, favorisce il rilassamento e influenza sensazioni ed emozioni». Per esempio, cantare, sostiene la ricercatrice inglese, se associato al movimento, favorisce la coordinazione sensomotoria. La professoressa Hallam e i suoi collaboratori vengono spesso chiamati nelle scuole per diffondere la cultura dello spartito musicale, organizzando corsi di formazione in servizio e qualificando su questo versante un numero sempre maggiore di docenti.
Di sicuro, commentano gli esperti, questo è necessario, anche se resta fondamentale l'apporto degli esperti esterni in affiancamento agli insegnanti di classe. Ma il governo, guidato da Gordon Brown, ha già annunciato il via libera a investimenti per 10 milioni di sterline, proprio per migliorare l'educazione musicale nelle scuole del regno.
In Italia accade, invero, qualcosa di simile, anche se finora il ministero non sembra intenzionato a metter mano al portafogli, come accaduto Oltremanica. Ma già da qualche tempo è in funzione presso il ministero della pubblica istruzione un comitato per l'apprendimento pratico della musica, che ha avviato una serie di attività volte a tracciare le nuove linee guida per la diffusione della pratica musicale nelle scuole italiane.
Il ministero della pubblica istruzione, in attuazione delle indicazioni presenti in una circolare del 13 marzo scorso (prot. n. 4624), ha infatti promosso un'indagine conoscitiva nazionale sulle attività realizzate dalle istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado in campo musicale.
L'obiettivo è quello di verificare il livello di presenza della musica nella scuola italiana e supportare la progettazione degli interventi promossi e finalizzati a una più significativa pratica nelle scuole di attività di fruizione e di produzione musicale, quale «componente fondamentale per la formazione e la crescita dei giovani».
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