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Senza soldi non si cantano messe, nè funzionano le scuole
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da ScuolaOggi
Martedì, 3 Aprile 2007

Senza soldi non si cantano messe, nè funzionano le scuole

L’insistita azione dei dirigenti scolastici dei giorni scorsi per rappresentare la drammatica situazione finanziaria in cui versano le scuole italiane ha prodotto un primo risultato: finalmente all’interno del mondo politico si è colta la gravità della questione Ne è la prova la presentazione da parte dei componenti le Commissioni V e VII di una risoluzione con cui si impegna il Governo a reperire le risorse finanziarie per saldare i debiti che le scuole hanno accumulato negli ultimi anni.
Un deciso passo avanti rispetto a qualche giorno fa quando abbiamo dovuto registrare le allarmanti affermazioni del Ministro Fioroni, nel corso di un suo incontro con i dirigenti scolastici e le organizzazioni sindacali milanesi del 19 marzo.
Dichiarazioni, davvero singolari, oltre che preoccupanti, con le quali il Ministro individuava nei dirigenti scolastici i responsabili del buco finanziario della scuola, o meglio della voragine dei conti, visto che le risorse necessarie per ripianare i conti delle supplenze, degli esami di stato e del funzionamento amministrativo e didattico, ammontano a circa 700 milioni di euro.
E’ innegabile che le difficoltà derivano soprattutto dalle riduzioni degli stanziamenti di bilancio operate dal 2002 al 2006, quindi dal governo precedente, ma è altrettanto vero che non è condivisibile il pensiero del ministro, quando afferma che un suo intervento, se avviato, andrebbe rivolto verso i Dirigenti Scolastici, richiedendo loro direttamente e personalmente, la restituzione delle somme spese in quanto la situazione debitoria è frutto di indebitamenti prodottisi fuori bilancio.
Il Ministro non può ignorare che alle supplenze i Dirigenti debbono ricorrere per garantire agli alunni il diritto all’istruzione, garantito dalla Costituzione e che il conferimento delle supplenze avviene sulla base di leggi e contratti sulla cui applicazione non esiste alcuno spazio di discrezionalità da parte dei Dirigenti.
Nel corso di tutto il 2006, i Dirigenti hanno periodicamente rappresentato all’Amministrazione il fabbisogno finanziario per le spese relative alle supplenze, senza mai avere riscontri negativi. D’altra parte è evidente che la mancata nomina dei supplenti avrebbe comportato la sospensione del servizio, con conseguenze certamente negative sul piano didattico e devastanti su quello sociale.
Pertanto vanno respinte al mittente le superficiali e ingenerose affermazioni del Ministro che non può peraltro liquidare la questione invitando i Dirigenti a rivolgersi al Ministro dell’Economia, chiamandosi fuori.
L’attuale “buco” non deriva da una dissennata gestione dei dirigenti scolastici, ma dalla inadeguatezza delle risorse finanziarie destinate alla scuola negli anni precedenti. Il Governo attuale non può non farsene carico e deve comportarsi esattamente come colui che, accettando un’eredità, non può non accollarsi anche i debiti.
Ma il problema non è solo il consistente credito delle scuole per il 2006. La finanziaria per il 2007 ha previsto per questi capitoli risorse assolutamente inadeguate alle necessità, almeno a regole immutate. Lo dimostra il fatto che molte scuole hanno già esaurito l’intera assegnazione per l’anno 2007.
La questione vera di cui occorre occuparsi è la modifica dell’attuale meccanismo in base al quale il Ministero del Tesoro provvede al pagamento delle retribuzioni del personale di ruolo e le Scuole liquidano le competenze dei supplenti, a prescindere dalla durata dell’incarico, quindi anche di quelli nominati per maternità, malattia o apettative di lunga durata.
Se non viene modificato questo meccanismo, qualsiasi operazione di risanamento economico è privo di senso e non mette al riparo il sistema scolastico italiano per il futuro.
Contemporaneamente, senza ulteriori indugi, va modificato l’attuale regolamento delle supplenze, che si è rivelato contorto, costoso ed inefficace come ripetutamente denunciato da moltissimi dirigenti scolastici fin dall’anno 2002.
In buona sostanza, s’impongono delle scelte radicali che consentano di coniugare il diritto all’istruzione degli alunni garantito dalla Costituzione e i diritti del personale garantiti da norme di legge e contrattuali.
Scelte di competenza del mondo politico che non può scaricare la questione semplicisticamente, sui dirigenti scolastici.
La decisione del Ministro Fioroni di chiamare in causa il suo collega Padoa Schioppa, quella delle Commissioni V e VII, di presentare una risoluzione per impegnare il Governo a cercare una soluzione, rappresentano un passo avanti significativo, ma non risolutivo e non consentono certo di affermare che è risolto il problema.
Un problema importante perché e’ in discussione il futuro della scuola e quindi del Paese.

Francesco Grassotti (Dirigente Scolastico IC Como Lago)


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Date: 03 Apr, 2007 on 07:34
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