da Liberazione
Sabato, 9 Settembre 2006Scuola, i sindacati pronti a scendere in piazza
Sara Picardo
“Se oggi si evoca da più parti la politica del rigore anche noi la invochiamo: quella del rigore della coerenza con gli impegni presi da questo governo sulla scuola”.
Cgil, Cisl e Uil di categoria nella partita della finanziaria c’è da giurare che andranno fino in fondo. Ieri, nel corso della conferenza stampa, a due passi da palazzo Chigi, hanno presentato i dati relativi all’istruzione in Italia.
Ne esce fuori una fotografia nitida di un paese “che non investe più, ma preferisce tagliare”, dove il numero degli insegnanti, povere pedine di un gioco al ribasso, “è sempre di più di quel che serve”. Figuriamoci poi se sulla scacchiera della Finanziaria anziché lavoratori con diritti assodati ci troviamo di fronte a precari con stipendi irrisori: il pedone-lavoratore è presto mangiato dalle regina-mani di forbici. Ma nella impari partita entrano con forza le richieste congiunte dei sindacati a ribaltare - si spera - la situazione. In vista dell’incontro con Prodi che si terrà il prossimo 26 settembre, infatti, hanno presentato principalmente tre richieste, e tutte da soddisfare in unica mossa: rinnovo del contratto (scaduto ormai da 9 mesi), lotta al precariato e investimenti anziché tagli. «Se uno di questi punti non verrà rispettato ci mobiliteremo compatti con presidi, scioperi e manifestazioni», avvertono i tre segretari generali Panini (Flc/Cgil), Scrima (Cisl/Scuola), Di Menna (Uil/Scuola). I dati del resto parlano chiaro: la spesa pubblica per l’istruzione in Italia è del 4,6% del Pil contro una media Ocse del 5,1% e incide sul totale delle spese dello Stato per il 7,2% rispetto a una media Ocse dell’8, 9%. Gli investimenti per il funzionamento didattico e amministrativo degli istituti sono passati da 331.440 milioni del 2001 ai 110.871 mln del 2006; i fondi per l’autonomia sono scesi anch’essi dai 258.885 milioni di euro del 2001 ai 191.986 del 2006. «La situazione, poi, non migliora sul fronte stipendi - continuano i tre nell’escalation delle cifre del ’terrore’ - dal momento che un insegnante della primaria a fine carriera ha in Italia una retribuzione espressa in dollari di 34.869 contro una media Ocse di 40.539. Nelle scuole superiori si riscontra più o meno lo stesso divario». Al precariato spetta l’orribile scettro di re dell’incertezza: su circa 1 milione di persone che lavorano nella scuola (tra docenti e personale Ata), infatti, vivono nell’incertezza del lavoro quasi 210 mila dipendenti e, nell’anno scolastico che sta per iniziare, la cifra salirà a 225.747. Con una spesa per gli stipendi dei supplenti passata da 889 milioni di euro del 2004 a 565 nel 2006. «Le retribuzioni dei professori - dice Francesco Scrima - sono già inferiori rispetto a quelle che percepiscono gli altri lavoratori del pubblico impiego italiano, non solo europeo. Mentre le loro responsabilità e il lavoro sono aumentati». Sulla questione numeri, poi, Enrico Panini si prende una bella rivincita sul ministro Padoa-Schioppa, che nei giorni scorsi aveva sottolineato l’eccessivo numero di insegnanti per il numero di alunni: «I dati non giustificano i possibili tagli», dice il segretario. «A parte il fatto che mentre i bambini crescono le classi diminuiscono, nel conteggio dei dipendenti del ministro dell’Economia figurano circa 40 mila persone che non lavorano che poche ore, da due a sei, per settimana. Così si triplicano le cifre e i numeri si usano in maniera errata». Il sindacalista lancia, inoltre, la sfida di un «percorso dell’orgoglio» di chi lavora nella scuola pubblica, «perché noi non accettiamo la riproposizione della cultura delle forbici», aggiunge: «l’istruzione pubblica - come sottolinea in un comunicato Pietro Folena, presidente della commissione cultura della camera del Prc - non può essere un lusso». La risposta dei sindacati ai tagli della finanziaria è, innanzitutto, la riduzione degli sprechi, come le consulenze esterne, dei gettoni di presenza altissimi per i consigli d’amministrazione e degli appalti esosi. «Nella scuola serve serenità», ha aggiunto Di Menna auspicando «un rapido avvio del negoziato per il rinnovo del contratto di lavoro, scaduto dal dicembre 2005». Anche il segretario della Uil/SCuola risponde a Padoa Schioppa, che ha accusato la pubblica istruzione dello spreco di 2 miliardi a causa degli alti numeri della dispersione scolastica, che «il problema va affrontato anche dal punto di vista economico e sociale». «Per questo la scuola deve flessibilizzare la sua offerta formativa - prosegue - per andare incontro ai ragazzi, soprattutto quelli delle scuole professionali e degli istituti tecnici». Sul tema spinoso del taglio nella Finanziaria del numero degli insegnanti di sostegno, Panini conclude: «Purtroppo l’ipotesi di tagliare gli insegnanti di sostegno non è tramontata». Mentre Scrima ironizza: «Non vorremmo che lo slogan “non uno di meno” si riferisse ai tagli». Dulcis in fundo: il vice ministro della Pubblica istruzione Mariangela Bastico, ricordando ieri come la questione tagli e rinnovo contratti resti ancora aperta e prioritaria ha aggiunto che «appare tuttavia uno squilibro fra il numero degli insegnanti di sostegno e gli alunni disabili». In barba a numeri e percentuali.
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