da Unità
Sabato, 9 Settembre 2006«Basta forbici o si va dritti allo sciopero»
di Gianni Parrini / Roma
Contratto, precariato e finanziaria. Sono questi i tre argomenti su cui i sindacati della scuola chiedono di mettersi presto al tavolo con il governo, sperando di ottenere risposte convincenti, «perché in caso contrario si andrà alla mobilitazione». È questo il messaggio lanciato all’esecutivo Prodi dai segretari Enrico Panini (Cgil) Massimo di Menna (Uil) e Francesco Scrima (Cisl). I rappresentanti delle tre maggiori sigle sindacali ieri hanno fatto il punto mettendo sul tavolo i numeri - impietosi - della scuola pubblica italiana: pochi investimenti, insegnati sotto pagati e un esercito di precari. La spesa pubblica per la scuola, infatti, in Italia arriva al 4,6% del Pil contro una media Ocse del 5,1% e incide sul totale delle spese dello Stato per il 7,2% mentre la media Ocse è dell' 8,9%. Inoltre nei cinque anni di governo Berlusconi gli stanziamenti per il funzionamento didattico e amministrativo degli istituti sono passati da 331,440 mln di euro a 110,871 mln, con un decremento pressochè inarrestabile. Altro tema scottante è quello delle retribuzioni: i sindacati chiedono il rinnovo del contratto scaduto a dicembre e fanno notare che i docenti italiani guadagnano meno dei loro colleghi europei. Un insegnante della primaria a fine carriera, in Italia guadagna ogni anno circa 34mila dollari contro una media Ocse di oltre 40mila. Lo stesso divario si riscontra anche nelle superiori. Ma il dato più preoccupante è quello del precariato: su circa 1 milione di persone che lavorano nella scuola (tra docenti e personale Ata) quasi 210mila dipendenti non hanno la sicurezza del posto fisso e nell'anno scolastico che sta per iniziare la cifra salirà a 225.747.
Per risolvere questo problema i sindacati chiedono una graduale e programmata immissione in ruolo.
«Unirsi contro la riproposizione della cultura delle forbici» è lo slogan espresso dai sindacati che il 20 settembre si ritroveranno per fare il punto sulla situazione, mentre il 26 esporranno le loro rivendicazioni di fronte a Prodi. E sul possibile taglio dei posti degli insegnanti di sostengo dicono chiaro: «È un’ipotesi cinica e contro i più deboli».
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