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Università senza soldi la Regione ora dica qualcosa di sinistra
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da Repubblica
Mercoledì, 6 Settembre 2006

Troppo disinteresse, nessuna iniziativa di supporto alla ricerca

Università senza soldi la Regione ora dica qualcosa di sinistra

L´INTERVENTO

vittorio coletti

Rispetto alla quantità e alla qualità degli interventi della Provincia di Trento o di Emilia, Sicilia o Toscana, il quadro è deprimente
La Spezia, Savona e Imperia sostengono con cospicui impegni finanziari la didattica e fanno anche capire quanto si potrebbe fare di più


IN QUESTI giorni molte famiglie sono alle prese con la scelta della facoltà universitaria dei figli; altrettante fra pochi mesi dovranno pensare alla loro preiscrizione. Il problema sembra essere, e giustamente è, soprattutto quello di quale corso di laurea intraprendere: matematica o lettere, medicina o giurisprudenza, economia o ingegneria. I criteri sono dunque quelli della vocazione del giovane, dei suoi interessi, le possibilità di compiere gli studi in un certo modo o in un altro, a tempo pieno e frequentando o a tempo parziale e lavorando, le chance di trovare un´occupazione idonea, ecc. Poche famiglie, e solo quelle che possono permettersi di mantenere i figli a studiare in un´altra regione per parecchi anni, si pongono anche la questione della sede in cui effettuare l´iscrizione. E tuttavia non è trascurabile.
Chi si pone la domanda dispone, per rispondervi, delle graduatorie degli atenei pubblicate dai giornali, in base alle quali tutti dovrebbero correre a iscriversi a Camerino o a Messina. Fortuna che, come succede per chi ha bisogno di un medico, c´è un passa parola che aiuta a riconoscere, a seconda delle diverse facoltà, le sedi più prestigiose. Ma anche questo tipo di informazione, basandosi inevitabilmente su esperienze precedenti, rischia di produrre qualche delusione, perché le cose, nelle varie università, stanno cambiando a tutta velocità e quasi mai in meglio.
Propongo allora un criterio di valutazione che ha qualche probabilità di valere anche sui tempi medi necessari a seguire una facoltà e a prendervi una laurea


Questo criterio vale, però, debbo precisarlo, soprattutto per chi ambisce o non esclude di ambire alla ricerca, quindi a restare nell´università, a diventare insomma uno studioso, uno scienziato, un professore universitario. In questo caso, è consigliabile misurare l´apporto degli Enti locali alla o alle università del territorio di competenza, perché si può affermare con buona certezza che solo un pesante intervento degli Enti locali potrà, nel breve-medio periodo, aggiungere alle esigue risorse per ricerca delle università italiane quel qualcosa in più che renda plausibile in esse un´ipotesi di futuro. Una sede universitaria "assistita", seguita e spronata dagli Enti locali, meglio ancora se non solo pubblici, è quindi da preferire.
Posto questo, ci si potrebbe chiedere: com´è messa l´Università della Liguria? Bisogna dire subito che se si guarda alla quantità e alla qualità degli interventi in materia di ricerca universitaria della Provincia autonoma di Trento o di Regioni come l´Emilia o la Sicilia o la Toscana, la situazione della nostra università, pur unica sul territorio, appare davvero deprimente. La Regione continua a disinteressarsene, non va al di là degli ambiti di competenza istituzionale (Ersu), non agisce come promotore di iniziative di supporto e di integrazione della ricerca universitaria. Meglio fanno le Province, tolta quella di Genova. La Spezia, Savona e Imperia sostengono con cospicui impegni finanziari la didattica e la ricerca dislocate sui loro territori e fanno capire quanto di più si potrebbe fare in questo ambito se anche la Provincia di Genova e la Regione Liguria facessero, in modo proporzionale, la loro parte.
Lo si può vedere ancora meglio con quello che è successo in questi mesi a Imperia, dove l´Ente locale (Provincia, Comuni maggiori) ha addirittura finanziato, forse per la prima volta nella storia del nostro Ateneo, ben dieci posti di ruolo nei tre corsi di laurea che lì sono attivati, partecipando al pagamento di metà stipendio dei professori così reclutati e, di fatto, all´intero loro costo, perché l´Università ha avuto un contributo ministeriale specifico proprio per la sede imperiese e lo ha adoperato per finanziare il restante cinquanta per cento dell´operazione.
Su questi posti sono nate, specie con riferimento al Dams, anche delle polemiche, purtroppo non del tutto infondate; e, in effetti, sarebbe bene che, nella gestione di un tanto insperato e inedito reclutamento, l´Università non dimenticasse che è stato reso possibile dal contributo decisivo della realtà locale, sulla quale quindi non dovrebbe scaricare le proprie irrisolte questioni interne, e che dovrebbe invece dotare di discipline e di persone perfettamente adeguate e pronte ad animare la sede periferica, le une perché centrali nella didattica, le altre perché disposte a scommettervi la loro carriera, a risiedervi tutto l´anno e a portarci un solido e fresco contributo di studi e di attività.
Ma lasciamo pur da parte le polemiche. Resta il fatto che se l´operazione lanciata a Imperia si ripetesse in tutti i centri dell´Università ligure, e massime nel capoluogo, l´Ateneo genovese potrebbe assicurare ai propri futuri studenti desiderosi di intraprendere la strada della ricerca e della docenza universitaria qualche possibilità in più (in termini di borse di dottorato, di assegni di studio, di posti di ricercatore, di pubblicazioni ecc.) di quella che potrà loro offrire contando solo sui propri pochi mezzi e almeno le stesse che altri atenei possono fin da ora garantire grazie all´impegno degli Enti pubblici delle relative regioni.
Dopo aver sentito "qualcosa di sinistra" in materia di turismo, ci sarà da noi qualche parola e soprattutto qualche atto analogo anche in campo universitario?


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Date: 06 Sep, 2006 on 08:31
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