IL LIBRO NERO DI FIORONI Il ministro Fioroni che, come molti suoi colleghi/e, teme l’avvicinarsi del funerale del governo Prodi, si è messo in testa di prolungare comunque i già pesanti danni inferti alla scuola pubblica (in micidiale staffetta con i suoi degni predecessori Berlinguer e Moratti) ed ha prodotto un “libro bianco”, che più nero non si può, per la “scuola del futuro” in combinazione con il ministero dell’Economia. Il ruolo di Padoa Schioppa, all’interno del volume di circa 200 pagine, è presto detto: tagliare, tagliare, tagliare. Visto che in una dozzina di anni circa il 40% dei docenti andrà in pensione, il ministro “mani di forbice” propone semplicemente di ridurne significativamente il numero. Invece Fioroni, per produrre il suo elenco di nuove aggressioni alla scuola pubblica, ha dovuto perdere più tempo, andando a spulciare tra varie bestialità che l’ufficio studi della Confindustria partorì, inascoltato, in decenni passati, prima dell’avvento dei Berlinguer e delle Moratti: dopodiché tale ufficio non si fece quasi più sentire, perché il lavoro glielo facevano i ministri di quella che doveva essere l’Istruzione pubblica. Ci limitiamo qui a segnalare due delle schifezze più rilevanti di questo “libro nero dell’istruzione”: la “nuova” proposta di reclutamento dei docenti, che ricorda i percorsi sadomasochisti, al limite della tortura, imposti ai reparti speciali dei marines USA; e l’ennesima riproposizione della demenziale e sciagurata idea dei “bollini di qualità” da assegnare alle scuole. Sul primo punto, Fioroni propone ai precari la seguente trafila per arrivare ad un posto stabile di insegnamento: 1) laurea; 2) concorso pubblico da superare dopo la laurea; 3) scuola di specializzazione da frequentare dopo il concorso, con esame finale; 4) tirocinio in una scuola, sotto lo sguardo occhiuto dei nuovi presidi-sceriffi e di presunti “docenti esperti”; 5) superato il tirocinio, contratto a termine; 6) e arrivati a tale “termine”, a insindacabile valutazione del suddetto preside-sceriffo (e dei “docenti esperti”) finalmente l’assunzione a, se va bene, 1200-1300 euro. Insomma, il parere del preside-sceriffo e degli esimi colleghi/e “esperti” varrebbe (e annullerebbe) più di una laurea, un concorso superato e anni di pratica sul campo. Inutile dire quale terrificante potere verrebbe consegnato al preside-padrone dell’azienda-scuola: ma d’altra parte lo stesso Fioroni vuol anche assegnare ai nuovi sceriffi anche il potere di trasferire in “reparti-confino” (così faceva la Fiat e altre grandi fabbriche negli anni ’50 con gli operai che non si sottomettevano ai padroni), togliendoli dall’insegnamento, i colleghi/e che dovessero “dare disdoro alla scuola” (e magari criticare il preside-padrone). Bontà sua, Fioroni deve ammettere che tale percorso di guerra può essere proposto ora perché circa il 45% dei docenti (quelli del ’68 e del ’77, il terrore di Buttiglione e di Berlusconi, che tuonarono a lungo contro “l’egemonia nelle scuole dei professori comunisti e sessantottini”) se ne andranno da qui al 2020 e quindi si può procedere alle sperimentazioni sado-maso in “corpore vili” sui nuovi docenti, visti evidentemente come vittime sacrificali designate e inermi: Se il sadismo e le ubbie padronali e aziendali hanno prodotto questa “perla” nel Libro Nero, l’idea del “bollino blu” alle scuole “di qualità” è un puro parto dell’idiozia a cui si giunge quando, volendo scimmiottare l’efficientismo aziendale, non ci si preoccupa neanche di chiedere in giro per il mondo cosa in passato hanno prodotto idee simili. In pratica l’idea-base è questa: diamo un punteggio alle scuole e in base all’altezza di esso le aiutiamo di più e via via eliminiamo le altre. Senonchè per valutare le scuole si valuterebbero i “punteggi” ottenuti dagli studenti agli scrutini finali e i risultati di test periodici. In Giappone, dove ai punteggi erano collegati anche gli stipendi dei docenti, scoppiò un gigantesco scandalo quando un insegnante (sessantottino), una volta andato in pensione, scrisse un libro raccontando come fosse prassi consueta tra i docenti giapponesi non solo promuovere anche le “capre” ma soprattutto passare direttamente agli studenti i test da svolgere. Il Canada abbandonò tentativi del genere quando ne apparve chiaro non solo l’effetto corrompente e grottesco ma anche gli elevati costi dell’elefantiaco e farraginoso sistema di valutazione così edificato: qualcuno fece notare che era assai più produttivo investire i soldi del sistema di valutazione nelle strutture scolastiche e negli stipendi dei docenti. Può essere che Fioroni dovrà abbandonare al ministero di Viale Trastevere tali nefandezze aziendalistiche, insieme al posto che vi ha occupato finora. Ma è bene che i docenti ne siano dettagliatamente informati/e perché non ci meraviglieremmo affatto se qualcuno/a vorrà presto recuperare tali “perle nere” con zelo produttivistico, raccogliendo la nefasta staffetta che ha collegato Berlinguer, Moratti e Fioroni. Piero Bernocchi portavoce nazionale dei Cobas della scuola
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