Le nuove Indicazioni per il curricolo. La scuola dell’Infanzia comincia a discuterne
L’Andis al Seminario Nazionale “Largo alla scuola. Protagonismo e opportunità per la scuola dell’Infanzia – Roma 7 settembre 2007 sala Kirner
Il Coordinamento Nazionale per le politiche dell’Infanzia e della sua scuola ha organizzato un Seminario nazionale per cominciare subito a discutere delle nuove Indicazioni per il curricolo della scuola dell’Infanzia e della scuola del Primo ciclo. Il seminario è stato un primo importante momento di confronto non tanto sui contenuti delle Indicazioni, che vanno approfonditi e analizzati a fondo, ma soprattutto sul metodo e sulle condizioni per realizzare una sperimentazione vera che, oltre a validare la proposta, la renda condivisibile e condivisa.
Il Coordinamento riunisce i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e delle associazioni professionali dei docenti con l’obiettivo di contribuire alle scelte per le politiche sull’Infanzia, attraverso la sintesi delle diverse posizioni.. Per i dirigenti scolastici è presente solo l’Andis, il cui apporto è stato definito fondamentale perché rende possibile l’interazione dei differenti punti di vista degli operatori scolastici. Infatti non è possibile pensare di realizzare cambiamenti significativi se questi non sono sostenuti dalla progettualità dei collegi dei docenti. In questo ambito il dirigente scolastico gioca un ruolo fondamentale, in quanto garante del diritto all’apprendimento degli alunni e responsabile dell’istituzione scolastica.
Dopo la fase difficile dell’era Moratti, il Coordinamento è tornato a chiedere di essere riconosciuto come un importante elemento di costruzione di cultura della scuola, di quella dell’infanzia in particolare, proprio perché portatore di quella ricchezza di esperienze che solo chi lavora sul campo può avere.
Le relazioni introduttive ai lavori di gruppo del pomeriggio sono state tenute da Noemi Ranieri, rappresentante del Cordinamento che ha riassunto il senso del lavoro portato avanti in questi anni e la richiesta di un confronto continuo sulle modalità per affrontare questa nuova fase, e da Giancarlo Cerini che, dopo aver ringraziato il Coordinamento per un’iniziativa così tempestiva, ha indicato piste di lettura per i nuovi documenti ministeriali e spunti di riflessione da portare subito nel vivo del dibattito associativo e soprattutto scolastico.
La velocità con cui sono stati elaborati i documenti, necessaria per superare le parzialità dell’anno ponte, ha messo a rischio la trasparenza della composizione della Commissione che li ha elaborati. Questo aspetto è sicuramente controbilanciato dalla possibilità di discuterne entrando nel merito nei prossimi due anni. Ci poteva essere maggiore confronto, ma vi era la necessità di un segnale forte con l’obiettivo era quello di arrivare a un prodotto
Da valutare positivamente l’aver presentato un unico documento per i docenti dei diversi ordini di scuola in una logica curricolare verticale che ha come riferimento la continuità dei diversi gradi scolastici in una coerenza che dovrebbe trovare risposta anche negli ordinamenti e non nella casualità delle scelte degli Enti Locali.
Le parole: indicazioni per il curricolo per superare l’interpretazione liberista del concetto di personalizzazione e per tornare a praticare la progettualità (curricolo come itinerario progettato) e l’intenzionalità nella costruzione di un ambiente curato per l’apprendimento, in cui le relazioni e la vita delle persone, bambini e adulti, hanno un peso nel raggiungimento di obiettivi di qualità dell’offerta formativa. E poi il curricolo rimanda al valore dell’esperienza scolastica, come possibilità per bambini che vivono immersi in immagini e suoni, che devono destreggiarsi in un mondo carico di simboli di smontare e capire, per iniziare a mettere ordine nell’universo disordinato di messaggi.
Cultura, scuola, persona: le parole. Ma in una società della conoscenza, democratica e plurale meglio sarebbe parlare di culture, scuole e persone.
Ancora parole. Si ritrovano a alcune parole degli Orientamenti che delineavano le finalità della scuola dell’Infanzia, cioè identità, autonomia, competenza. A queste si aggiunge cittadinanza che può assumere il significato di responsabilità del contesto per la realizzazione delle altre finalità.
Competenza, parola abusata ma che già negli Orientamenti del 91 era utilizzata nella sua accezione costruttivista e vigostkiana. Allora usare, anche nella primaria e nella media, significa avere come riferimento una logica in cui la competenza è un processo mai definitivamente concluso. I traguardi non sono obiettivi di prestazione, ma è possibile pensarli come compiti di sviluppo per riconoscere il percorso evolutivo nella costruzione della conoscenza. Non un’idea di maturazione di stampo naturalistico. Al centro c’è il bambino con la sua energia e lo sviluppo è un processo sostenuto da un ambiente favorevole, in cui anche la routine, l’organizzazione degli spazi della sezione…sono contesti.
Allora le Tavole che definiscono i traguardi di sviluppo della competenza sono da considerare tracciati per la scuola per promuovere il progresso in un ambiente organizzato.
I campi di esperienza continuano a essere l’ambito entro cui lavorare per dare senso alle esperienze dei bambini alla luce del senso “alto” delle discipline che deve permeare il lavoro degli insegnanti.
Parole nuove: cura come attenzione ai bisogni primari, di protezione e di sicurezza, di relazione e di responsabilità degli insegnanti per lo sviluppo dell’ autonomia, dell’identità che si giocano anche nelle routine, che non è il retrobottega di altri momenti “nobili”.
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I lavori di gruppo hanno centrato l’attenzione su quello che le scuole fanno e come spesso sia la casualità, delle persone, dei contesti, delle risorse, delle motivazioni, a rendere possibili percorsi che divengono virtuosi. E non basta la diffusione delle buone pratiche se non se ne coglie appieno il senso. Allora ben venga una ricerca-azione per favorire il protagonismo delle scuole e per entrare nel merito di condizioni che consentano di superare la casualità in una logica di intenzionalità, anche a livello politico. Anche per evitare che l’alternanza politica del sistema maggioritario sia determinante per le scelte di politica scolastica. È la proposta di un organismo permanente a livello istituzionale, che sia sede di elaborazione tecnico-culturale con un respiro lungo che vada al di là delle maggioranze politiche e dei cambi dei ministri.
Se è già apprezzabile il fatto che si tratta di un documento sobrio, ora sono le scuole a dover provare a capire se è possibile utilizzarlo come uno degli strumenti per fare una buona scuola, in questo caso una buona scuola dell’infanzia. Resta da capire quali saranno le modalità di interazione tra il Ministero e le scuole che sperimentano, il ruolo delle associazioni professionali, e come si intenda affrontare il nodo della formazione del personale in una logica di supporto alla riflessione, all’analisi e alla comprensione, per evitare che diventi il luogo dell”interpretazione autentica” che smentirebbe il significato che a queste Indicazioni per il curricolo è stato dato per garantire l’autonomia progettuale e di ricerca delle scuole. Questo è un ambito su cui il Coordinamento per le politiche dell’Infanzia e della sua scuola dovrà vigilare e l’Andis assicurare la presenza del punto di vista dei dirigenti scolastici.
Sintesi a cura di Loredana Leoni
8 settembre ’07
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