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Maturità: Seneca al classico
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1. Maturità: Seneca al classico
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da tgcom.it
Giovedì, 19 Giugno 2003

E' un brano delle "Naturales quaestiones" di Seneca la prova di latino proposta agli studenti del liceo classico impegnati nell'esame di maturità. Il brano, secondo le notizie pubblicate sui siti Studenti.it e Alternativastudentesca.it, è quello che comincia con la frase "Multa sunt quae esse concedimus; qualia sunt? Ignorabimus!".
Versione
(Seneca, Naturales Quaestiones, libro 7, parte 25)
Multa sunt quae esse concedimus; qualia sunt? Ignoramus. Habere nos animum, cuius imperio et impellimur et revocamur, omnes fatebuntur. Quid tamen sit animus ille rector dominusque nostri, non magis tibi quisquam expediet quam ubi sit. Alius illum dicet spiritum esse, alius concentum quendam, alius vim divinam et dei partem, alius tenuissimum animae, alius incorporalem potentiam; non deerit qui sanguinem dicat, qui calorem. Adeo animo non potest liquere de ceteris rebus ut adhuc ipse se quaerat. Quid ergo miramus cometas, tam rarum mundi spectaculum, nondum teneri legibus certis nec initia illorum finesque notescere, quorum ex ingentibus intervallis recursus est?

Nondum sunt anni mille quingenti ex quo Graecia stellis numeros et nomina fecit, multaeque hodie sunt gentes quae facie tantum noverunt caelum, quae nondum sciunt cur luna deficiat, quare obumbretur. Haec apud nos quoque nuper ratio ad certum perduxit. Veniet tempus quo ista quae nunc latent in lucem dies extrahat et longioris aevi diligentia. Ad inquisitionem tantorum aetas una non sufficit, ut tota caelo vacet; quid quod tam paucos annos inter studia ac vitia non aequa portione dividimus? Itaque per successiones ista longas explicabuntur.

Veniet tempus quo posteri nostri tam aperta nos nescisse mirentur. Harum quinque stellarum, quae se ingerunt nobis, quae alio atque alio occurrentes loco curiosos nos esse cogunt, qui matutini vespertinique ortus sint, quae stationes, quando in rectum ferantur, quare agantur retro, modo coepimus scire, utrum mergeretur Iupiter an occideret an retrogradus esset - nam hoc illi nomen imposuere cedenti - ante paucos annos didicimus.

Traduzione
Sono molte le cose di cui ammettiamo l’esistenza, ma ignoriamo quali siano le loro qualità. Tutti concordano sul fatto che abbiamo un intelletto, dal cui comando siamo spinti ad agire e ne siamo richiamati; che cosa tuttavia sia questo intelletto che è nostra guida e signore, nessuno potrà spiegarlo, così come non potrà spiegare dove esso sia. Qualcuno dirà che è spirito, altri parleranno di una sorta di armonia, qualcuno dirà che si tratta di una potenza divina, di una parte di un dio, altri ancora parleranno della parte più sottile dell’anima, qualcuno di pura potenzialità. Non mancherà chi affermerà che è sangue, chi parlerà invece di calore. Dunque, l’intelletto, che è ancora alla ricerca di chiarire se stesso, non può avere visione chiara delle altre cose. Perché dunque proviamo stupore del fatto che le comete, spettacolo tanto raro nel cielo, non siano ancora soggette a leggi ben definite e non siano noti l’inizio e la fine della loro cammino, che torna a noi dopo lunghi intervalli di tempo?

Non sono ancora trascorsi mille e cinquecento anni da quando i Greci contarono le stelle e diedero loro un nome e ci sono ancora oggi persone che conoscono il cielo solo per il suo aspetto immediato, che non conoscono ancora il perché delle eclissi di luna, la ragione del suo oscurarsi. Non è molto tempo che noi conosciamo queste cose grazie alla scienza. Verrà un tempo in cui la luce e lo studio continuo di un’età più lunga illumineranno queste cose che ora rimangono oscure. Una sola epoca non è sufficiente allo studio di fenomeni tanto grandi, anche se si dedicasse tutta allo studio del cielo; che dire poi del fatto che non dividiamo equamente i nostri anni, tanto pochi, tra lo studio e altre vane occupazioni? Dunque, questi fenomeni saranno spiegati dopo una lunga serie di anni.

Verrà un tempo nel quale i nostri posteri si stupiranno che noi si fosse ignari di cose tanto evidenti. Del resto è solo da poco che abbiamo iniziato a capire, riguardo a questi cinque pianeti che si mostrano a noi, che ci spingono a essere curiosi apparendo ora in un luogo, ora in un altro, quali siano le apparizioni mattutine e vespertine, quali le soste, quando si muovano in avanti, per quale motivo invece tornino indietro. e da pochi anni sappiamo se Giove si immerge o tramonta o appare retrogrado (infatti è questo il nome che gli è dato allorché si ritira).


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Date: 19 Jun, 2003 on 11:26
Maturità: Seneca al classico
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