Subject | : | esperienza di ITP di cucina |
Author | : | esposito |
Date | : | 17 May, 2007 on 14:25 |
I miei trent’anni circa di servizio come ITP nella scuola unitamente ai servizi prestati in albergo, mi consentiranno a breve di raggiungere la pensione di vecchiaia, questi lunghi anni mi hanno consentito di attraversare un periodo storico, quello degli anni Ottanta e Novanta, la vita scolastica mi ha permesso di stare nell’eredità delle grandi sperimentazioni degli anni Novanta, con il passaggio al progetto92 da cui deriva l’attuale modello di scuola, dalla condivisione della collegialità, del fare pratico, dotandomi degli strumenti idonei a dare dei suggerimenti. La mia carriera professionale ebbe inizio negli anni 70, a partire da quell’eredità, negli anni ho conosciuto ed apprezzato, colleghi insegnanti tecnico pratici molto preparati, sebbene provenienti da una formazione professionale acquisita in tanti anni di lavoro, che dimostravano enormi capacità di insegnamento, in quanto esperti e con la piena consapevolezza di svolgere un ruolo docente, con il solo possesso di titoli professionali. Con il metodo con cui furono fondate le prime scuole alberghiere, la scelta di indirizzo avveniva fin dal primo anno delle superiori e la pratica era fondamentale, soprattutto per le materie di esercitazioni che venivano svolte fino a 18 ore settimanali, e avevi modo di lavorare, anche per sei ore consecutive al giorno e avendo una sola classe a disposizione, si aveva la possibilità di seguire singolarmente l’alunno affinandone le tecniche, guidandolo su un percorso lungo tre anni. Si riusciva a formare alunni realmente preparati, e avevi la soddisfazione di ritrovarli anche dopo un anno dalla qualifica, a svolgere un lavoro presso aziende alberghiere di caratura superiore. Quelli che seguono saranno i motivi che secondo il mio parere, hanno fatto modificare il percorso scolastico tradizionale con l’istituzione del Progetto 92 per i professionali. 1. In una provincia come la mia dove si è passati da una sola scuola alberghiera a dodici Istituti alberghieri, diffusosi a macchia di leopardo anche in zone non note per vocazione turistiche (vedi agro-nocerino-sarnese), con questo boom di aperture e con un numero notevolissimo di alunni, non avendo avuto la possibilità di dotare le scuole di innumerevoli laboratori di esercitazioni, quali cucine, sale ristoranti e reparti di ricevimento, si è dovuto studiare nuove forme di scolarizzazione, per contenere quindi la spesa pubblica e l’utilizzo di risorse umane. Istituendo il Progetto 92, che ha cambiato le cose ma peggiorandole, passando da un’istruzione fortemente professionalizzante ad una formazione teorica di base. Le materie specifiche di settore, vengono sostituite con materie di carattere generale per i tutti i professionali, e imponendo a tutti gli iscritti di effettuare un biennio comune dove le scelte di indirizzo di qualifica, avviene al terzo anno. Cosa ha comportato questa situazione? Gli alunni che accedono nei professionali sono chiamati a svolgere tutte le attività di laboratorio per i primi due anni, creando principalmente negli alunni una enorme confusione di ruoli e di mansioni, oltre che una spesa non indifferente da parte dei genitori che si devono sobbarcare l’onere di acquistare come nel caso degli Alberghieri e della Ristorazione, tre diverse divise ai figli da far indossare nei laboratori di: Cucina – Sala-Bar e Reception . Ma è soprattutto la diversità dei ruoli che incide fortemente sulla personalità dei discenti, e come in un teatro a seconda del giorno, o anche nello stesso giorno si devono indossare i diversi costumi, infatti una buona parte delle ore di lezioni và sprecato con il cambio delle divise e quella breve e inutile esercitazione, risulta infruttuosa. Solo dopo il biennio iniziale, gli alunni effettuano la scelta d’indirizzo per conseguire il diploma di qualifica, successivamente accedono al biennio finale IV e V anno, dove la pratica alberghiera scompare completamente, e si ritrovano senza la capacità di aver appreso un mestiere, e con un diploma di maturità di settore che gli consente di inserirsi nelle graduatorie di insegnamento tecnico pratico del laboratorio di provenienza, e infatti si verifica che il 90% di questi candidati, và a svolgere a pieno titolo il ruolo di insegnante tecnico. 2. Mi chiedo come fanno i giovani candidati all’insegnamento pratico, a trasmettere un mestiere, non avendo avuto il tempo e la possibilità di apprenderlo, senza aver acquisito le fondamenta minime di competenze tecniche e professionali? Per i nuovi colleghi ITP, insegnare diventa l’apparire e non l’essere o il saper fare, per loro è sufficiente dotarsi di giacca e cravatta e dell’immancabile 24 ore, per fare salotto nella sala professori. In classe poi, al cospetto dei loro alunni, tirano fuori dalla immancabile 24 ore un libro della materia diverso da quello adottato dagli alunni, e via per ore a dettare appunti. Ma questi ITP, che reclamano il diritto di firmarsi con l’appellativo di Professore davanti al loro nome e cognome, e non come avveniva un tempo con la giusta definizione , che ho sempre adottato, “Insegnante tecnico p. .”cognome e nome”, 3. I nuovi “professori” tecnici, non avrebbero dovuto svolgere principalmente o esclusivamente lezione nei laboratori? Infatti la norma dalla data della sua istituzione recita: l’I.T.P. è un docente con competenze tecnico-pratiche al quale è affidata la responsabilità in piena autonomia delle attività didattiche che si svolgono nei laboratori, sono riconosciuti giuridicamente ed economicamente docenti dal DLgs 1277/48 pubblicato sulla GU 6/11/1948 n. 259. Prendiamo ad esempio una materia la c/52 degli alberghieri – Tecnica dei servizi e pratica operativa, questa ormai viene svolta solo in classe con nozioni di Turismo, Ragioneria, Computisteria (ma dove come e quando hanno acquisito queste competenze gli attuali ITP, ex alunni provenienti da un Istituto Alberghiero?). Gli ITP classe concorso C/520 che secondo il mio parere, dovrebbero insegnare solo la pratica nel laboratorio Back e Front Office di Reception, questi reparti li hanno visti, solo se hanno portato i loro alunni a visitare qualche struttura alberghiera. Dove sono andate a finire le competenze tecnico- pratiche, richieste dalla legge sopra menzionata? La prova evidente è che gli ultimi migliaia di candidati immessi in ruolo nelle classi di concorso C/500 – C/510 – C/520, in Italia, nessuno tra di loro, ha mai svolto attività alberghiera, sebbene abbiano acquisito il titolo di docenti di laboratorio. Addirittura la C/520, viene insegnata nei professionali per il commercio indirizzo turistico e negli istituti tecnici per il turismo. 4. Non parliamo poi dei nuovi colleghi di cucina, molti miei ex alunni, che durante la loro attività scolastica, dimostravano scarsa applicazione verso la materia, nonostante ciò, pur non riuscendo a trovare collocazione nel mondo del lavoro, quindi pratica ed esperienza zero, me li ritrovo ad insegnare la mia stessa materia, vi garantisco che questi professori non sono in grado nemmeno di sviluppare una semplice ricetta e vi assicuro che in albergo al massimo potrebbero svolgere compiti di apprendistato. Per gli “insegnanti” di un tempo era indispensabile sporcarsi le mani per essere dei veri maestri, la fisicità – della materia, in senso lato era duplice, maestro ed educatore, oggi invece non è più così perché chi, si ritrova a fare l’insegnante tecnico pratico, non si vuole sentirsi un maestro ma un emerito professore dimenticando il reale motivo per il quale è stato chiamato a svolgere il proprio compito. Ribadisco, dunque, che durante la mia lunga esperienza di lavoro nei laboratori, dove gli Itp (ormai tutti in pensione), erano veri maestri d’arte, grandi Chef di Cucina, Maitre d’Hotel, Capi Ricevimento, che avevano dalla loro parte, almeno 5 anni di esperienza da caposervizio. Rispetto ai nuovi assunti almeno nell’ultimo decennio, seppure diplomati, senza un minimo di esperienza di lavoro, agli attuali “professori”, mancano le tecniche del saper trasmettere la conoscenza del saper fare nei laboratori, insegnare un mestiere con vere capacità acquisite in campo, e non con il solo attestato scolastico, che porta con sé solo un significato simbolico. Assistere da vicino e rendersi conto della pochezza professionale di questi fantomatici “Professori d’arte”, che il più delle volte, sono più giovani dei loro stessi alunni, sembra facile conviverci, ma non lo è. Perché? Significa accompagnare gli alunni in un percorso in cui ci sono in gioco la costruzione di un palazzo senza fondamenta, dove lo stesso alunno rimane perplesso delle capacità del suo docente, in un mondo dove dovrebbero crescere le conoscenze e il senso di progredire. Cose da poco? Chi prima d’oggi ha avuto il coraggio di dire…quello che io sto affermando, chi ha mai verificato le capacità di questi docenti? Se continuare ad essere omertosi premia i nostri alunni i nostri figli, allora ben venga il silenzio, ma è giunto il momento di parlare, non se ne può più di tacere, di svelare i retroscena di alcune scuole italiane.. Certamente molti Dirigenti Scolastici, questa situazione l’hanno percepita, ma hanno le mani legate, perché purtroppo nessuna norma contrattuale prevede l’allontanamento o il cambio di qualifica per gli inesperti o incapaci. Ma per praticare un mestiere come il nostro con arte, non è più possibile farlo, con gli attuali docenti, è tempo quindi di passare all’alternanza scuola lavoro, dove gli alunni debbono avere a disposizione uno spazio reale, concreto e non laboratori fittizi dove sembra sempre di giocare il ruolo della finzione. Le sinergie possibili (per certi "campi di esperienza"- l'importanza cruciale del contesto esterno e del rapporto che per effetto di esperienze extrascolastiche) si stabilisce tra contesto interno dell'allievo e contesto esterno: sono i vincoli di realtà (naturale e sociale) che, opportunamente esperiti dall'allievo, ne modificano e ne arricchiscono ) il rapporto con la natura e con la cultura umana. Lo spazio che avrebbero a disposizione nelle strutture aziendali, lo svolgimento delle proprie azioni nei compiti di lavoro assumerebbero una valenza reale e caratteristica di vera collaborazione e corresponsabilità, significherebbe dotarli di un tempo generoso a disposizione per apprendere. A differenza della teoria, cioè delle materie di discipline letterarie- scientifiche – umanistiche- pedagogiche ecc. che si devono insegnare in classe e studiarle a casa. In questo quadro si inseriscono le diverse iniziative che l'insegnante assume in classe nelle nostre unità di lavoro: proporre situazioni problematiche significative per gli allievi; sollecitarli a risolverle individualmente; utilizzare le soluzioni come spunto per discussioni che (opportunamente guidate dall'insegnante stesso) servono a "socializzare" le idee emerse, a renderne consapevoli gli allievi, a introdurre forme linguistiche adeguate per gestire e sfruttare tali idee; infine pervenire a una sintesi che può essere realizzata sulla base di proposte individuali di sintesi elaborate dagli allievi, ovvero costruita direttamente con una discussione di bilancio. Il mestiere invece si apprende solo nel luogo di lavoro. Purtroppo oggi, quello spazio esterno alla scuola che doveva essere messo a disposizione dalla riforma Moratti è messo in discussione dal nuovo governo. Gli alunni sono diventati particolarmente esigenti e competenti, e sotto certi aspetti anche nella valutazione dei loro docenti, chiedono pertanto un portafolio di attività opzionali, chiedono di essere tutorati da persone specializzate, chiedono una nuova dimensione dove restare anche per più di quattro o sei ore al giorno e mantenere un contatto intelligente con l’esperienza, e ciò che guadagnano dall’esperienza lo manipolano subito dopo, per farlo diventare di nuovo materia, e non una perdita di tempo come avviene nei laboratori scolastici. Ed è di questa pasta che è fatto il nostro sapere e non la 24 ore (valigetta) che vanno trascinandosi dietro gli ITP, o la penna che impugnano sostituendola con le vere attrezzature a loro in uso, le lezioni in classe, quelle vere lasciamole fare a chi è veramente preparato culturalmente. Di seguito trovate le risposte alle maggiori domande sull’argomento fin qui discusso:  Che fine farebbero gli attuali insegnanti- tecnico-pratici a tempo indeterminato? |