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Spunti di riflessione sulla riforma Moratti
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Enrico Maranzana
1. Spunti di riflessione sulla riforma Moratti
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La scuola è uno degli argomenti caldi del dibattito politico-culturale di questi giorni: l'assenza di scientificità caratterizza il confronto. In ambito scientifico un'innovazione inizia dall'esame delle esperienze passate, dall'analisi degli scostamenti obiettivi..risultati, dalla capitalizzazione degli errori commessi. Si consideri la relazione di presentazione del disegno di legge (AC n. 2010 del 21/11/2001) sul governo delle istituzioni scolastiche: "la riforma degli organi collegiali degli anni settanta .. ha mostrato tutti i suoi limiti, i poteri riconosciuti agli organi collegiali sono stati di fatto esautorati dall'eccessivo formalismo centralistico …" e si configura pertanto " una consistente e radicale modifica del modello di gestione nella direzione di un rafforzamento degli organi di governo interni". L'argomentazione che dovrebbe giustificare il cambiamento risulta inconsistente in quanto in essa non sono individuate le caratteristiche dei decreti delegati e non sono valutate le modalita' della loro gestione. Nei decreti delegati del 1974 [T.U. 297/94] si possono identificare due valenze: la progettualita' e la riduzione della complessita' del problema formativo per mezzo del riconoscimento di sottoproblemi. Il Consiglio di Istituto che ha la responsabilità di "elaborare e adottare gli indirizzi generali" adegua i programmi ministeriali alle esigenze ambientali. Il Collegio dei docenti che "cura la programmazione dell'azione educativa" e che " valuta periodicamente l'andamento complessivo dell'azione didattica per verificarne l'efficacia in rapporto agli obiettivi programmati" formula e gestisce un'ipotesi relativa allo sviluppo delle capacità degli studenti, capacità che sono tratti astratti, complessi, decontestualizzati della persona umana. Il Consiglio di classe sovrintende al "coordinamento didattico": garantisce che tutti gli insegnamenti convergano verso gli obiettivi che il Collegio ha individuato. Il docente predispone e gestisce occasioni d'apprendimento per conseguire sia i traguardi della disciplina insegnata, sia quelli deliberati dal Consiglio di Classe. E' sufficiente prendere visione degli ordini del giorno degli organismi collegiali di una qualsiasi scuola media per aver oggettivi riscontri di elusioni e di omissioni delle norme vigenti. Se il legislatore avesse indagato sull'origine di tali mancanze non avrebbe proposto "una consistente e radicale modifica del modello di gestione nella direzione di un rafforzamento degli organi di governo interni" in quanto:
i docenti manifestano una professionalità non adeguata alla società contemporanea, l'ambito a cui le vigenti leggi sulla scuola si ispirano. Ecco alcuni capisaldi del loro operare:
· l'insegnante è autonomo nell' organizzare il proprio lavoro, l'unico vincolo a cui è sottoposto è il programma ministeriale che fissa i contenuti minimi. La formazione dello studente è la risultante della somma degli insegnamenti impartiti. Si tratta di un'asserzione che contraddice una tesi portante della cultura dell'uomo moderno: la realtà si conosce e si domina solo se si assume un'ottica sistemica;
· la materia da insegnare consiste nell'insieme strutturato degli argomenti disciplinari. In un contesto socio-economico-culturale in continua e rapida evoluzione, invece, sono i metodi di ricerca praticati dagli specialisti del settore e i problemi che hanno originato le conoscenze disciplinari ad assumere la posizione centrale;
· un' organica, documentata, interattiva spiegazione è il presupposto dell'apprendimento. Si è detto che una disciplina si sostanzia anche dei problemi che hanno originato le conoscenze e dei metodi utilizzati per risolvere le questioni poste dalla ricerca: l'inadeguatezza della lezione cattedratica è evidente se si considera che "il metodo si apprende applicandolo" e che la percezione di un problema passa soprattutto attraverso la sensibilità individuale, l'esperienza diretta, la progettualità;
· il libro di testo. A suo favore il docente ha abdicato la propria progettualità;
· i traguardi formativi, espressi da capacità, non sono l'asse portante dell'insegnamento. Nelle classi è tuttora imperante la scuola del regno d'Italia, modello fondato esclusivamente sulla conoscenza.
I dirigenti scolastici sono ancora ancorati ad una visione della scuola organizzata gerarchicamente [CFR. E. Maranzana - Razionalizzare l'organizzazione - Nuova secondaria 1/97]. Eppure il D.L. 29/93 ha risolto il problema della razionalizzazione dell'organizzazione della pubblica amministrazione postulando la separazione delle funzioni d'indirizzo e di controllo (organismi collegiali) da quelle di gestione (dirigente). Il compito dei presidi è del tutto simile a quello del direttore d'orchestra: essi dovrebbero mettere i diversi organismi di fronte alle loro responsabilità ed esigere il rispetto delle decisioni assunte, essi dovrebbero rendere unitaria, finalizzata e trasparente l'attività educativa, essi dovrebbero garantire la certezza del diritto.
Corollario finale: l'innovazione proposta dall'amministrazione Moratti non e' conforme alla dottrina economico- aziendale. Prendiamo ad esempio il paradigma della qualita': il management non deve focalizzare il risultato finale della gestione ma deve concentrarsi sul processo che si svolge all'interno del sistema, deve distinguere gli stati del suo evolversi, deve esplicitare le attese e deve identificare il soggetto responsabile del conseguimento dei risultati. Ebbene, la proposta di legge AC n. 2010 si muove in direzione opposta: valuta ogni due anni gli esiti del servizio e accentra i poteri in un unico organismo. La funzione di elaborazione degli indirizzi generali viene trasferita dal Consiglio di Istituto al Collegio dei docenti; la funzione di coordinamento degli insegnamenti passa dal Consiglio di Classe al Collegio dei Docenti.

Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it

Date: 27 Feb, 2002 on 17:21
Spunti di riflessione sulla riforma Moratti
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