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Fazzoletti bianchi - che disastro!
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Enrico Maranzana
1. Fazzoletti bianchi - che disastro!
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Un fazzoletto bianco per la scuola: alla ricerca dell'idea di professionalità che è alla base della contestazione.
Nei giorni 11 e 12 marzo e in tutta la settimana successiva molti insegnanti indosseranno un fazzoletto bianco come segno di protesta del nuovo assetto degli organi collegiali della scuola, in discussione alla Camera dei deputati. Qui di seguito sono riportati e commentati i punti salienti della contestazione:
§ Il dirigente scolastico sarà contemporaneamente organo di controllo, di indirizzo ed esecutivo Il disegno di legge dice tutt'altro: nella relazione di presentazione del provvedimento viene riaffermato il contenuto della legge 29/93 che risolve il problema della razionalizzazione dell’organizzazione della pubblica amministrazione postulando la separazione delle funzioni di indirizzo e di controllo (organismi collegiali) da quelle di gestione (dirigente);
§ I docenti da paritetici diventeranno minoranza nel consiglio scolastico. La funzione del Consiglio della scuola è di tipo organizzativo/amministrativo e, in conformità ai principi delle scienze dell'organizzazione, la sua composizione deve differenziarsi da quella del Collegio dei docenti: se un problema viene studiato da due punti di vista differenti la probabilità di successo cresce significativamente. Inoltre tale organismo rappresenta il momento di sintesi delle esigenze di chi usufruisce del servizio.
§ il personale ATA non sarà più presente nel consiglio. Il direttore dei servizi generali e amministrativi (segretario economo) è membro di diritto dell'organismo: chi meglio di lui conosce le esigenze amministrative/organizzative della scuola?
§ Saranno aboliti i consigli di classe. Affermazione solo parzialmente vera; la proposta di legge, infatti, prevede gli organi di valutazione collegiale degli alunni: i problemi di coordinamento e relativi ai rapporti interdisciplinari sono trasferiti al Collegio dei docenti. Si tratta di una scelta molto discutibile dal punto di vista dell'accentramento di poteri in un organismo di grande dimensione, di una scelta che non si fa carico delle esigenze di apprendimento dei singoli studenti; si tratta di una scelta intempestiva, di una scelta non socializzata in quanto presuppone l'organizzazione modulare della didattica.
§ Saranno abolite le assemblee per genitori e studenti. Si trascrive l'art. 8 del disegno di legge: "1. Le istituzioni scolastiche, nell'ambito dell'autonomia organizzativa e didattica riconosciute dalla legge, valorizzano la partecipazione alle attività della scuola degli studenti e delle famiglie, di cui garantiscono i diritti di riunione e di associazione. 2. Il regolamento della scuola può stabilire altre forme di partecipazione dei genitori e degli studenti" (si consideri quanto affermato sopra, in relazione alla composizione del Consiglio della scuola: il regolamento è deliberato in tale sede).
§ Verrà cancellato il comitato di valutazione come emanazione del collegio docenti. L'art. 16 recita:"Sono abrogate le disposizioni di cui alla parte I, titolo I, capi I, V, VI e VII, del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, incompatibili con la presente legge". Nella proposta non si trova alcun elemento che giustifichi un'eventuale soppressione dell'organismo in parola.
§ Sarà istituito un nucleo di valutazione in cui la presenza dei docenti è minoritaria e schiacciata tra un genitore garante ed un non ben definito esperto. Non si tratta di una novità: i Decreti Delegati del 1974 prescrivono che il Consiglio di Istituto, per valutare l'efficacia e l'efficienza del servizio, esprima annualmente un giudizio sull'andamento della scuola. La proposta in oggetto non è altro che l'esplicitazione della modalità secondo cui tale controllo deve essere esercitato: se la presenza dei docenti fosse maggioritaria si costituirebbe un organismo in cui la funzione di valutatore é ricoperta dalle persone che devono essere valutate.
Il documento di protesta prosegue affermando: " tutto questo stravolge i principi basilari della democrazia nella scuola, principi che dovrebbero fondarsi sulla separazione dei poteri, costituisce l'umiliazione dell'autonomia professionale e prefigura forme di reclutamento che, negando le competenze professionali, mettono in serio dubbio le garanzie costituzionali sulla libertà d'insegnamento." Si prenda in considerazione solamente l'affermazione conclusiva riguardante la libertà di insegnamento: le altre questioni trovano risposta nell'esposizione precedente. Fissiamo il significato di libertà di insegnamento: si tratta della facoltà del singolo docente di scegliere i contenuti della disciplina insegnata per conseguire gli obiettivi generali e gli obiettivi specifici della materia, di ideare/di scegliere la modalità organizzativa del lavoro di classe, di ideare/di scegliere le modalità per verificare l'apprendimento dei propri allievi. Come si vede la protesta è infondata.
Chi ha realmente a cuore la valorizzare la professionalità dei docenti dovrebbe puntualizzarne funzioni e compiti personali/collegiali, dovrebbe pretendere la definizione delle modalità attraverso cui le scelte e i risultati del loro lavoro sono fatti risaltare. Ma dal volantino di protesta questa sensibilità non traspare. Un esempio può chiarire cosa si vuole intendere per insensibilità. Si consideri la separazione tra funzioni di indirizzo e di controllo (organi collegiali) e quelli di gestione di cui si è detto. Il ministero nel 1999, avendo osservato che il Collegio dei docenti non assolveva detti compiti di indirizzo, di controllo e di gestione dei processi educativi, ha incaricato alcuni docenti (funzioni obiettivo) di stimolare l'attività collegiale. Ma questa iniziativa non ha avuto successo: i docenti si sono fatti fagocitare dal dirigente scolastico e hanno dimenticato l'origine e il senso del mandato ricevuto. Con il preside concordano i piani d'azione, a lui rispondono delle scelte effettuate. Si può ipotizzare che la mancanza di una chiara idea della professionalità del docente, professionalità fondata sulla progettualità educativa e didattica, professionalità che distingue il livello della programmazione dell'azione educativa dal livello del coordinamento e dell'organizzazione didattica sia alla base di questo fallimento. Le 25.000 adesioni scritte che sono arrivate ai promotori della contestazione e i 100.000 fazzoletti bianchi esibiti nelle scuole, oltre a confermare detta carenza, indicano la necessita di un'iniziativa volta all'educazione alla legalità.
Enrico Maranzana zanarico@yahoo.it
Date: 12 Mar, 2002 on 14:25
Gianfranco
2. Re:Fazzoletti bianchi - che disastro!
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Riprendo alcuni punti del tuo intervento, con le mie osservazioni.

«Il dirigente scolastico sarà contemporaneamente organo di controllo, di indirizzo ed esecutivo Il disegno di legge dice tutt'altro: nella relazione di presentazione del provvedimento viene riaffermato il contenuto della legge 29/93 che risolve il problema della razionalizzazione dell'organizzazione della pubblica amministrazione postulando la separazione delle funzioni di indirizzo e di controllo (organismi collegiali) da quelle di gestione (dirigente)»

Non conosco il contenuto della relazione cui ti riferisci, ma nelle relazioni di presentazione si possono dire tante belle (o brutte) cose, quello che conta, mi sembra, è il disposto normativo. A me pare che il principio della separazione delle funzioni venga di fatto annullato nel momento i cui il Ddl assegna al dirigente la presidenza dei due organismi collegiali di indirizzo, Consiglio della scuola e Collegio docenti, la cui convocazione e definizione dell'ordine del giorno è peraltro in entrambi i casi assegnata al dirigente stesso, determinando a mio avviso un anomalo e pericoloso accentramento di poteri.

«I docenti da paritetici diventeranno minoranza nel consiglio scolastico. La funzione del Consiglio della scuola è di tipo organizzativo/amministrativo e, in conformità ai principi delle scienze dell'organizzazione, la sua composizione deve differenziarsi da quella del Collegio dei docenti: se un problema viene studiato da due punti di vista differenti la probabilità di successo cresce significativamente. Inoltre tale organismo rappresenta il momento di sintesi delle esigenze di chi usufruisce del servizio.»

Beh, dire che la funzione del Consiglio scolastico è «di tipo organizzativo/amministrativo» mi pare una forzatura e un indebito ridimensionamento dei compiti e dei poteri assegnatigli: all'art.4 comma 1 il Ddl recita: « Il consiglio della scuola, nei limiti delle disponibilità di bilancio e nel rispetto delle scelte didattiche definite dal collegio dei docenti, ha compiti di indirizzo e programmazione delle attività dell'istituzione scolastica». Se il D.Lvo 297/94 all'art. 10 definisce con precisione le materie di competenza del Consiglio per quanto concerne l'«organizzazione e programmazione della vita e dell'attività della scuola», il Ddl in discussione risulta al riguardo molto meno prescrittivo, il che a mio parere significa (o comunque implica il fondato rischio) che TUTTO ciò che concerne l'indirizzo e la programmazione delle attività della scuola ricade nella sfera di competenza del Consiglio, tanto più che il predetto D.Lvo. distingueva chiaramente le sfere di competenza del Consiglio rispetto agli altri organismi collegiali (comma 3: «Il consiglio di circolo o di istituto, FATTE SALVE LE COMPETENZE del collegio dei docenti e dei consigli di intersezione, di interclasse, e di classe, ha potere deliberante [...]»), mentre ora si parla molto più genericamente di «rispetto delle scelte didattiche» del Collegio.


«il personale ATA non sarà più presente nel consiglio. Il direttore dei servizi generali e amministrativi (segretario economo) è membro di diritto dell'organismo: chi meglio di lui conosce le esigenze amministrative/organizzative della scuola?»

Sulla presenza di diritto del DSGA all'interno del Consiglio non ho nulla da eccepire, tanto più che viene previsto che non abbia diritto di voto «per le delibere riguardanti il bilancio e il conto consuntivo».


«Saranno aboliti i consigli di classe. Affermazione solo parzialmente vera»

Art.2 comma 1 del Ddl: « Gli organi delle istituzioni scolastiche sono: a) il dirigente scolastico; b) il consiglio della scuola; c) il collegio dei docenti; d) gli organi di valutazione collegiale degli alunni; e) il nucleo di valutazione». Non mi pare che ci sia spazio per gli equilibrismi interpretativi: il Consiglio di classe non è menzionato, dunque è abolito.

«la proposta di legge, infatti, prevede gli organi di valutazione collegiale degli alunni: i problemi di coordinamento e relativi ai rapporti interdisciplinari sono trasferiti al Collegio dei docenti. Si tratta di una scelta molto discutibile dal punto di vista dell'accentramento di poteri in un organismo di grande dimensione, di una scelta che non si fa carico delle esigenze di apprendimento dei singoli studenti; si tratta di una scelta intempestiva, di una scelta non socializzata in quanto presuppone l'organizzazione modulare della didattica».

Condivido l'analisi, aggiungendo che qui veramente la reificazione aziendalistica del "prodotto" educativo (e della stessa "utenza") raggiunge l'apice. Per non parlare poi dello svilimento della professionalità docente.

«Saranno abolite le assemblee per genitori e studenti. Si trascrive l'art. 8 del disegno di legge: "1. Le istituzioni scolastiche, nell'ambito dell'autonomia organizzativa e didattica riconosciute dalla legge, valorizzano la partecipazione alle attività della scuola degli studenti e delle famiglie, di cui garantiscono i diritti di riunione e di associazione. 2. Il regolamento della scuola può stabilire altre forme di partecipazione dei genitori e degli studenti" (si consideri quanto affermato sopra, in relazione alla composizione del Consiglio della scuola: il regolamento è deliberato in tale sede)».

Io invece trascrivo l'art. 12 del D.Lvo 297/94:«Gli studenti della scuola secondaria superiore e i genitori degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado hanno diritto di riunirsi in assemblea nei locali della scuola, secondo le modalità previste dai successivi articoli». Anche qui si passa da un DIRITTO di assemblea garantito da una legge dello Stato a una più blanda e generica «valorizzazione» della partecipazione democratica degli studenti, affidata alle singole istituzioni scolastiche, con gli evidenti rischi di una forte disomogeneità tra scuola e scuola nel riconoscere e garantire tale partecipazione.


«Verrà cancellato il comitato di valutazione come emanazione del collegio docenti. L'art. 16 recita:"Sono abrogate le disposizioni di cui alla parte I, titolo I, capi I, V, VI e VII, del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, incompatibili con la presente legge". Nella proposta non si trova alcun elemento che giustifichi un'eventuale soppressione dell'organismo in parola.»

Rileggere il testo del comma 1 dell'art. 2 del Ddl precedentemente citato. Ad ogni modo tra gli organi collegiali previsti dal D.Lvo 297/94 al titolo I, capo I art. 11 figura esattamente il comitato di valutazione! Che dunque risulta abolito dal Ddl in discussione alla Camera.


«Sarà istituito un nucleo di valutazione in cui la presenza dei docenti è minoritaria e schiacciata tra un genitore garante ed un non ben definito esperto. Non si tratta di una novità: i Decreti Delegati del 1974 prescrivono che il Consiglio di Istituto, per valutare l'efficacia e l'efficienza del servizio, esprima annualmente un giudizio sull'andamento della scuola. La proposta in oggetto non è altro che l'esplicitazione della modalità secondo cui tale controllo deve essere esercitato: se la presenza dei docenti fosse maggioritaria si costituirebbe un organismo in cui la funzione di valutatore é ricoperta dalle persone che devono essere valutate.»

E sia. Rimangono però fumosi i reali poteri di questo organismo di valutazione, che dunque a mio parere risponde solo a una esigenza demagogica, volta a dimostrare l'interessamento del potere politico alla qualità della scuola pubblica, che nei fatti invece sta smantellando pezzo per pezzo.


«Il documento di protesta prosegue affermando: " tutto questo stravolge i principi basilari della democrazia nella scuola, principi che dovrebbero fondarsi sulla separazione dei poteri, costituisce l'umiliazione dell'autonomia professionale e prefigura forme di reclutamento che, negando le competenze professionali, mettono in serio dubbio le garanzie costituzionali sulla libertà d'insegnamento." Si prenda in considerazione solamente l'affermazione conclusiva riguardante la libertà di insegnamento: le altre questioni trovano risposta nell'esposizione precedente. Fissiamo il significato di libertà di insegnamento: si tratta della facoltà del singolo docente di scegliere i contenuti della disciplina insegnata per conseguire gli obiettivi generali e gli obiettivi specifici della materia, di ideare/di scegliere la modalità organizzativa del lavoro di classe, di ideare/di scegliere le modalità per verificare l'apprendimento dei propri allievi. Come si vede la protesta è infondata.

Infondata? Evito intenzionalmente di estendere le mie considerazioni ad ambiti (politici) che esulino dall'analisi del progetto di riforma di cui stiamo discutendo. Mi limito a sottolineare che la libertà di insegnamento e la stessa professionalità docente mi paiono fortemente in pericolo nel momento in cui il Collegio (in cui tale libertà e professionalità dovrebbe esplicarsi in piena autonomia) di fatto viene posto surrettiziamente in condizioni di subalternità impiegatizia nei confronti del dirigente - il quale, lo ricordo, ne fissa l'ordine del giorno - nel momento in cui non se ne prevedono (e dunque garantiscono) specifiche competenze oltre l'elaborazione del POF. Inoltre, se le parole hanno un significato, mi pare assai significativo che esso sia «convocato» dal dirigente, laddove nel D.Lvo 247/94 «si insedia» a inizio anno scolastico e se ne garantisce per legge l'adunanza almeno due volte l'anno. Ritengo, infine, che proprio in virtù del principio della separazione dei poteri, delle competenze e delle responsabilità, il Collegio a questo punto dovrebbe essere presieduto da un docente stesso, come ad esempio accade in Spagna, a garanzia della propria autonomia e libertà. Aggiungo che la libertà di insegnamento non riguarda solo l'autonomia didattica, come sembra invece trasparire dal tuo intervento, ma consiste anche nella «libera espressione culturale del docente», «diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di disposizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni.» (art. 1 D.Lvo 247/94).


«Chi ha realmente a cuore la valorizzare (sic) la professionalità dei docenti dovrebbe puntualizzarne funzioni e compiti personali/collegiali, dovrebbe pretendere la definizione delle modalità attraverso cui le scelte e i risultati del loro lavoro sono fatti risaltare. Ma dal volantino di protesta questa sensibilità non traspare.»

Ma è proprio questa «puntualizzazione di funzioni e compiti personali/collegiali» che viene ad essere azzerata rispetto alla ricca casistica del Testo Unico, e sostituita dalla generica formulazione dell'art. 6 del Ddl!


«Un esempio può chiarire cosa si vuole intendere per insensibilità. Si consideri la separazione tra funzioni di indirizzo e di controllo (organi collegiali) e quelli di gestione di cui si è detto. Il ministero nel 1999, avendo osservato che il Collegio dei docenti non assolveva detti compiti di indirizzo, di controllo e di gestione dei processi educativi, ha incaricato alcuni docenti (funzioni obiettivo) di stimolare l'attività collegiale. Ma questa iniziativa non ha avuto successo: i docenti si sono fatti fagocitare dal dirigente scolastico e hanno dimenticato l'origine e il senso del mandato ricevuto. Con il preside concordano i piani d'azione, a lui rispondono delle scelte effettuate.»

Figuriamoci allora cosa accadrà se la riforma andrà in porto!


«Si può ipotizzare che la mancanza di una chiara idea della professionalità del docente, professionalità fondata sulla progettualità educativa e didattica, professionalità che distingue il livello della programmazione dell'azione educativa dal livello del coordinamento e dell'organizzazione didattica sia alla base di questo fallimento. Le 25.000 adesioni scritte che sono arrivate ai promotori della contestazione e i 100.000 fazzoletti bianchi esibiti nelle scuole, oltre a confermare detta carenza, indicano la necessita di un'iniziativa volta all'educazione alla legalità.»

Da quanto ho sinora affermato, risulta evidente che la mia lettura dell'iniziativa è diametralmente opposta alla tua, e che quei 100.000 fazzoletti sono al contrario il segno di una mobilitazione della classe docente a presidio di una professionalità e di una libertà didattica e culturale sempre più ridotta al lumicino.

Date: 12 Mar, 2002 on 20:05
PERINI UMBERTO
3. Re:Fazzoletti bianchi - che disastro!
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primaria degli insegnanti è quella di rispettare e far rispettare il sistema di regole in cui la scuola è soggetta. Per far ciò è indispensabile contrapporsi all'idea gerarchica di scuola di cui i dirigenti scolastici sono portatori. NON OFFUSCHIAMO IL FILO CONDUTTORE DEL RAGIONAMENTO SOLLEVANDO TEMATICHE SECONDARIE.
Date: 15 Mar, 2002 on 15:32
Gianfranco
4. Re:Fazzoletti bianchi - che disastro!
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PERINI UMBERTO (15 Mar, 2002 15:32):
primaria degli insegnanti è quella di rispettare e far rispettare il sistema di regole in cui la scuola è soggetta. Per far ciò è indispensabile contrapporsi all'idea gerarchica di scuola di cui i dirigenti scolastici sono portatori. NON OFFUSCHIAMO IL FILO CONDUTTORE DEL RAGIONAMENTO SOLLEVANDO TEMATICHE SECONDARIE.

Tematiche secondarie??? Ma, scusa, l'idea gerarchica e aziendale di scuola implica per converso l'impiegatizzazione degli insegnanti, la loro riduzione a ruolo subalterno e puramente esecutivo! Difendere la professionalità e la libertà di insegnamento è esattamente contrapporsi alla gerarchizzazione dei ruoli. Non trovi?

Date: 15 Mar, 2002 on 23:46
Fazzoletti bianchi - che disastro!
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